INTERVISTA SU MADRE TERESA DI CALCUTTA PER IL SETTIMANALE CATTOLICO POLACCO "NIEDZIELA"
Włodzimierz Rędzioch parla con il cardinale Angelo Comastri
Eminenza, quando per la prima volta ha sentito parlare di Madre Teresa di Calcutta e in quali circostanze l’ha incontrata per la prima volta?
La prima volta che incontrai Madre Teresa a Roma nel 1968 fui colpito dal suo sguardo: mi guardò con due occhi limpidi e penetranti. Poi mi chiese: «Quante ore preghi ogni giorno?». Rimasi sorpreso da una simile domanda e provai a difendermi dicendo: «Madre, da lei mi aspettavo un richiamo alla carità, un invito ad amare di più i poveri. Perché mi chiede quante ore prego?». Madre Teresa mi prese le mani e le strinse tra le sue quasi per trasmettermi ciò che aveva nel cuore; poi mi confidò: «Figlio mio, senza Dio siamo troppo poveri per poter aiutare i poveri! Ricordati: io sono soltanto una povera donna che prega. Pregando, Dio mi mette il Suo Amore nel cuore e così posso amare i poveri. Pregando!».
Non ho più dimenticato questo incontro e queste parole: il segreto di Madre Teresa sta tutto qui.
Ci siamo rivisti tante altre volte (l'ultima il 22 maggio 1997: tre mesi prima della morte), ma ogni azione e ogni decisione di Madre Teresa li ho trovati meravigliosamente coerenti con questa convinzione di fede: «Pregando, Dio mi mette il Suo Amore nel cuore, e così posso amare i poveri».
Lei, Eminenza, racconta nel Suo libro tanti incontri con lei. Potrebbe ricordarci qualche episodio particolare?
Nel 1988 Madre Teresa venne nella Parrocchia di S. Stefano al Monte Argentario, dove ero parroco: fu un dono immenso, inatteso, meraviglioso. Era il 18 maggio e il cielo, dopo una insolita burrasca, era ritornato limpido e azzurro, confondendosi con il mare sorridente. Madre Teresa fissò come una bambina lo scenario unico del Monte Argentario e parlò così: «Come è bello questo luogo! In un luogo così bello, anche voi dovete preoccuparvi di avere anime belle».
Bastarono queste parole per far scattare l'attenzione e la vibrazione del cuore di oltre ventimila persone. Madre Teresa, allora, con la coerenza della fede aggiunse:
«La vita è il più grande dono di Dio. È per questo che è penoso vedere quanto accade oggi: la vita viene volontariamente distrutta dalle guerre, dalla violenza, dall'aborto. E noi siamo creati da Dio per cose più grandi: amare ed essere amati! Il più grande distruttore di pace nel mondo oggi è l'aborto. Se una madre può uccidere il proprio figlio nella culla del suo grembo, chi potrà fermare me e te nell'ucciderci reciprocamente? Se una mamma può uccidere il proprio figlio, chi potrà impedire ad un figlio di uccidere la madre?».
Queste parole sembravano raggi luminosi lanciati nel cielo buio: ciascuno si sentiva scoperto e ogni briciola di egoismo bruciava come una piaga e diventava salutare rimprovero.
Al termine della veglia di preghiera accadde un fatto, che ho sempre vivo nella memoria e, ricordandolo, ancora oggi mi emoziono profondamente. Un ricco industriale mi aveva manifestato l'intenzione di regalare a Madre Teresa la sua villa per accogliere i malati di AIDS. Egli aveva in mano le chiavi per consegnarle alla Madre. Riferii la proposta a Madre Teresa, che prontamente rispose:
«Debbo pregare, debbo pensarci: non so se è cosa buona portare i malati di AIDS in un luogo di grande turismo. E se fossero rifiutati? Soffrirebbero due volte!».
Quanta saggezza! Quanta libertà interiore!
Però a tutti noi, uomini di poca fede, sembrava che Madre Teresa stesse per perdere una bella e rara occasione.
Un distinto signore, che aveva assistito al dialogo, si sentì in dovere di consigliare: «Madre, intanto prenda le chiavi e poi si vedrà...». Madre Teresa, senza alcuna esitazione, forse sentendosi ferita in ciò che aveva di più caro e di più prezioso, chiuse il discorso dicendo risolutamente: «No, signore! Perché ciò che non mi serve, mi pesa!».
Una risposta meravigliosa e coraggiosa. Prendiamola come riferimento anche per la nostra vita: «Ciò che non mi serve, mi pesa».
Nel Suo libro ha voluto mettere anche delle preghiere. Che ruolo ha avuto la preghiera nella vita di Madre Teresa?
La Provvidenza volle che Madre Teresa arrivasse a parlare all'Assemblea stessa dell'ONU.
Risulta infatti dai documenti che l'Onu, per mezzo del suo segretario generale Javier Pérez de Cuéllar, prese l'iniziativa di invitarla a un atto pubblico che ebbe luogo il 26 ottobre 1985. In quella circostanza, oltre a commemorare il quarantesimo anniversario della fondazione dell'organismo internazionale, l'Onu volle rendere omaggio a lei, proiettando un documentario intitolato The World of Mother Teresa («Il mondo di Madre Teresa»), girato dalla collaboratrice canadese della sua opera, Ann Petrie.
Pérez de Cuéllar fece la presentazione di Madre Teresa a tutti i partecipanti alla cerimonia, alla quale era stato invitato l'allora arcivescovo di New York, cardinale J. O'Connor. Forse tra tutte le definizioni date, in vita e dopo morte, di Madre Teresa - tutte più o meno relazionate con la santità della sua vita, con la sua generosità nel servizio ai più poveri tra i poveri - quella di Pérez de Cuéllar fu la più sorprendente e paradossale. Pérez de Cuéllar disse che Madre Teresa era «la donna più potente della terra». Ecco le sue parole:
«Ci troviamo in un'aula di discorsi. Nel corso degli anni sono sfilati su questo podio gli uomini ritenuti più potenti. Oggi ci è offerta l'opportunità di dare il benvenuto alla donna realmente più potente della terra. Non credo che ci sia bisogno di presentarla, perché lei non ha bisogno di parole. Madre Teresa chiede fatti. Sono convinto che il meglio che si possa fare è renderle omaggio e dirle che lei è molto più importante di me e di tutti noi. Lei è le Nazioni Unite! Lei è la pace del mondo!».
Madre Teresa, di fronte a queste parole altisonanti, si fece ancora più piccola, ma la sua fede era grande e il suo coraggio era altrettanto grande.
Mostrò l'immancabile corona del Rosario e disse:
«Io sono soltanto una povera suora che prega. Pregando, Gesù mi mette nel cuore il suo Amore e io vado a donarlo a tutti i poveri che incontro sul mio cammino».
Fece un momento di silenzio, che sembrava un'eternità. Poi aggiunse: «Pregate anche voi! Pregate e vi accorgerete dei poveri che avete accanto. Forse nello stesso pianerottolo della vostra abitazione. Forse anche nelle vostre case ... c'è chi aspetta il vostro amore. Pregate e gli occhi si apriranno e il cuore si riempirà di amore».
Ditemi un po' se questa donna non aveva un coraggio da leone!
Madre Teresa aiutava i poveri, ma affascinava anche i ricchi e i potenti. Qual era il suo segreto?
Madre Teresa era limpida: per questo dava fastidio a chi è sporco. Madre Teresa difendeva la vita: per questo dava fastidio a chi uccide la vita. Madre Teresa non aveva una briciola di egoismo: per questo dava fastidio a chi affoga nell'egoismo. Madre Teresa produceva opere: per questo dava fastidio a chi produce soltanto chiacchiere sulla carità, come spesso sottolinea Papa Francesco. Madre Teresa amava i poveri, perché nei poveri vedeva Gesù. Per questo non si stancava di ripetere: «Noi lo facciamo per Lui!». Una volta le dissero che circolavano critiche ingiuste nei suoi confronti e la invitarono a rispondere. La Madre, mentre la informavano, stava imboccando un uomo denutrito che non aveva la forza neppure di tenere in mano il cucchiaio. Ella interruppe per un momento la sua opera di misericordia e disse: "Ho tanto bene da fare. Non ho tempo per rispondere". E riprese a dare un cucchiaio di brodo all'affamato che stava con la bocca aperta. Poi aggiunse: "Ma penso che questa sia già una risposta". Aveva ragione. Madre Teresa era così! Ci fossero tante Madre Teresa di Calcutta!
Che cosa dice all’uomo di oggi Madre Teresa, futura santa?
Ho visto Madre Teresa per l'ultima volta il 22 maggio 1997: la Madre era affaticata, respirava con difficoltà e si avvertiva che era vicina la partenza per il Cielo.
La Madre mi disse: «Vengo da New York e mi fermo qualche giorno a Roma per visitare le mie suore e i miei poveri, poi devo andare a Dublino, dove seguiamo tanti alcolisti, poi devo andare a Londra dove portiamo un po' di amore ai poveri che dormono sotto i ponti del Tamigi, poi ..., poi ..., poi ...!». Fu spontaneo, da parte mia, reagire dicendo: «O Madre, ma questa è una follia! Non può affrontare questa enorme fatica: neppure un giovane potrebbe resistere ad un ritmo simile».
La Madre mi ascoltò e fece qualche istante di silenzio. E poi mi fissò con dolcezza estrema e mi disse: «O mio caro Vescovo Angelo, la vita è una sola: non è come i sandali che ne ho un paio di ricambio. La vita è una sola io debbo spenderla tutta per seminare amore fino all'ultimo respiro. Ricordati che, quando moriremo, porteremo con noi soltanto la valigia della carità».
Io ascoltavo e non avevo il coraggio di ribattere: infatti il ragionamento della Madre non faceva una grinza: seguiva perfettamente la logica dell'amore! Che è quella giusta.
Alla fine concluse: «Porteremo con noi soltanto la valigia della carità: riempila, finché sei ancora in tempo!».
Queste parole mi risuonano dentro l'anima ogni mattina quando mi sveglio e ogni sera quando chiudo la giornata: «Ho messo qualcosa nella valigia della carità? Se non ho messo niente, ho perso una giornata». Questo potente richiamo è l'eredità spirituale di Madre Teresa: ed è un richiamo rivolto a tutti.
Lei, Eminenza, ha un ruolo importante nell’organiz-zazione della canonizzazione di Madre Teresa in Vaticano. Con quale spirito si prepara a questa grande festa di fede?
Ho avuto la gioia e l'emozione di presentare alla Congregazione per le Cause dei Santi il miracolo per la Canonizzazione. Si tratta della guarigione improvvisa e totale di un giovane ingegnere brasiliano. Era già in sala operatoria e stava per essere operato testa per alleggerire la pressione cerebrale provocata da una serie di ascessi. L'anestesista era in ritardo e il chirurgo uscì un momento per organizzare una sostituzione. Quando rientrò nella sala operatoria (dopo appena un quarto d'ra), l'ammalato era seduto e completamente guarito. Madre Teresa aveva risposto alle sue insistenti preghiere.
Non solo. I medici avevano comunicato al giovane ingegnere che, a causa delle pesanti terapie non avrebbe potuto avere bambini. E, invece, la giovane coppia, dopo l'intervento, ha avuto due bei bambini: questa è una delicatezza che rientra nella sensibilità di Madre Teresa, che amava i bambini e li proteggeva con cuore veramente materno.
Che cosa vuol dire canonizzare Madre Teresa proprio nell’Anno della Misericordia?
San Giovanni Paolo II in occasione di una canonizzazione disse: "I santi, in Paradiso, non hanno bisogno di applausi. Ci chiedono soltanto una cosa: di imitarli!". Anche Madre Teresa, donna di misericordia, ci invita a seguirla nella strada che lei ha percorso instancabilmente e coraggiosamente, cominciando, come spesso diceva, da casa nostra.
„Niedziela” 36/2016