LE VILLE PONTIFICIE DI CASTEL GANDOLFO ACCESSIBILE AI VISITATORI

Włodzimierz Rędzioch parla con dott. Osvaldo Gianoli, direttore delle Ville Pontificie, della decisione di Papa Francesco di aprire alla gente la sua residenza estiva

Alla vigilia dell’11 febbraio 1929 il principe Luigi Barberini apprese da un amico giornalista che secondo il trattato lateranense tra la Santa Sede e l’Italia la sua villa a Castel Gandolfo sarebbe passata alla Santa Sede. Per il principe fu una grande sorpresa, ma da vero aristocratico appartenente alla famiglia strettamente legata e fedele ai Papi reagì con un gesto di felicitazione al Santo Padre Pio XI. La sua villa nei Castelli Romani tornava ad essere la residenza estiva dei Papi. Più di trecento anni fa il suo antenato, il card. Maffeo Barberini, frequentava questo luogo incantevole e quando dopo il conclave del 1623 salì sulla Cattedra di Pietro con il nome di Urbano VIII fece costruire qui per sé una villa che fu pronta già nel 1626. Non lontano dalla residenza del Papa si stabilì anche suo nipote, Taddeo Barberini, che fece erigere un palazzetto con gli attigui giardini che occupavano il terreno dell’antica villa dell’imperatore Domiziano. Con la firma dei trattati lateranensi i Papi tornarono alla vecchia residenza dei Barberini a Castel Gandolfo che divenne parte del nuovo Stato della Città del Vaticano.

Il più grande contributo nella ristrutturazione delle Ville lo diede Pio XI. Invece Pio XII passava tanto tempo nella residenza di Castel Gandolfo e nel momento drammatico della guerra nel 1944 aprì le Ville a 12 mila sfollati. Papa Pacelli fu il primo Pontefice che cominciò a recitare l’Angelus da Castel Gandolfo dai microfoni della Radio Vaticana. Giovanni XXIII volentieri passava l’estate nella sua residenza estiva ma si narra anche di tante sue “fughe” dal Palazzo per visitare i paesi nei dintorni. Paolo VI è stato una figura molto importante perché prestava tanta attenzione a Castel Gandolfo (tra l’altro ha voluto vicino alla sua residenza una scuola gestita dalle suore Maestre Pie Filippini e un’aula dell’udienze che oggi è affidata ai focolarini). Giovanni Paolo I non avuto il tempo di venire a Castel Gandolfo. Invece per Giovanni Paolo II la sua residenza estiva è diventata il “secondo Vaticano” dove il Pontefice non soltanto si riposava ma continuava a svolgere un’intensa attività pubblica. Benedetto XVI amava tantissimo Castel Gandolfo ed era molto affezionato al giardino storico, andava spesso alla Madonnina del parco; qui ha scritto i suoi libri.

Papa Francesco passa sue vacanze non a Castel Gandolfo ma in Vaticano nella Casa di Santa Marta perciò ha deciso di rendere accessibile al pubblico la sua residenza: da quest’anno si possono visitare le Ville Pontificie in gruppi organizzati dai Musei Vaticani. Di questa nuova tappa nella storia della residenza pontificia nei Castelli Romani ho parlato con il nuovo direttore delle Ville, dott. Osvaldo Gianoli.

WŁODZIMIERZ RĘDZIOCH: – Direttore, come si è arrivati alla decisione di aprire le Ville Pontificie di Castel Gandolfo al pubblico?

DOTT. OSVALDO GIANOLI: – Lo stesso Papa Francesco, non venendo a Castel Gandolfo, ha deciso di aprire le Ville al pubblico. La decisione implica la condivisione con il pubblico di un bene che è un unicum. Aprendo le Ville al pubblico vogliamo testimoniare che si tratta del bene di tutti. Realizziamo questo desiderio del Papa con le sinergie tra le Ville e Musei Vaticani ma anche con organismi come per esempio l’Ufficio internet. Le Ville custodiscono i beni, ma i Musei hanno una professionalità indiscussa nella gestione delle visite. Per di più utilizziamo l’ufficio stampa dei Musei che noi non abbiamo. Grazie a questa collaborazione abbiamo aperto al pubblico in soli due mesi.

– Il prof. Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, ha detto che le Ville Pontificie non sono “un parco cittadino dove ci si va per prendere fresco con la fidanzata o leggere un giornale, ma una vera galleria d’arte”…

– Questo è una cosa importantissima: le Ville Pontificie non sono semplicemente un “verde pubblico” ma un giardino storico di grande pregio. E’ un parco che è anche un museo: qui ci sono i resti della villa di Domiziano (le mura perimetrali, il criptoportico, il teatro, la strada romana, tante statue romane) e giardini all’italiana creati negli anni 30 dal direttore Emilio Bonomelli e dall’architetto Giuseppe Momo che sono stati conservati fino ad oggi con pochissime variazioni. Per la Chiesa questo è anche un posto particolare perché un luogo di riposo e di preghiera dei tanti Pontefici.

– Per questo le viste sono organizzate come si trattasse di un museo…

– Appunto. Attualmente chi vuole visitare le Ville deve entrare nel sito dei Musei Vaticani e prenotare la visita in piccoli gruppi, fino a 25 persone, con la guida. Per il momento ci sono guide in italiano e in inglese, ma abbiamo disponibili a fare le visite in sette/otto lingue compreso il polacco.

– Il prezzo di 26 euro del biglietto per un pellegrino potrebbe risultare proibitivo…

– Guardi, noi siamo in fase “work in progress” cioè stiamo lavorando per introdurre degli miglioramenti, perciò siamo aperti ai cambiamenti secondo le esigenze dei visitatori. Allora per i gruppi numerosi di pellegrini potremmo applicare anche degli sconti.

– Perché non si possono visitare le Ville da soli?

– Non possiamo far entrare liberamente la gente perché le Ville rimangono la residenza estiva dei Pontefici e dobbiamo pensare alla conservazione di questo luogo.

– Direttore, parlando delle Ville abbiamo ricordato i reperti archeologici, le opere d’arte, i stupendi giardini all’italiana, ecc. Ma una parte cospicua delle Ville occupa la fattoria. Come mai una fattoria nella residenza pontificia?

– La fattoria è nata insieme con le Ville perché Pio XI la volle tanto. Allora era una struttura all’avanguardia e per certi aspetti rimane tale anche oggi, anche se è gestita in modo tradizionale. Noi non abbiamo una produzione intensiva allora lavoriamo come si faceva negli anni 50. e 60. I prodotti sono biologici: per concimare il terreno utilizziamo il letame delle mucche.
La fattoria è composta da un uliveto (1500 piante di ulivo), una vigna, una vaccheria (circa 70 mucche), gli animali da cortile (galline, tacchini, conigli), un paio di struzzi, un orto, un frutteto. Abbiamo un frantoio tradizionale con le macine di pietra che non riscaldano l’olio.

– Cosa producete nella fattoria e dove vengono venduti vostri prodotti?

– Produciamo latte, panna, burro, yogurt, olio, uova e questi prodotti vengono mandati al mercato del Vaticano (annona). Ovviamente anche i nostri dipendenti possono fare qui degli acquisti. Se in nostri superiori saranno d’accordo includeremo la fattoria nel giro della visita. Potrebbe diventare un originale punto di ristoro.

– Quante persone lavorano alla sue dipendenze?

– Nelle Ville lavorano in tutto 55 persone di cui 32 nella fattoria.

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