CENTENARIO DELLA NASCITA DI ALBINO LUCIANI

CANALE D’AGORDO – IL PAESE DI GIOVANNI PAOLO I

(Włodzimierz Rędzioch da Canale d’Agordo)

Le Dolomiti sono una delle parti più belle delle Alpi. L’erosione delle rocce calcaree ha diviso le montagne in separati massicci con ripidi o addirittura dritti pendii con le cime che assomigliano a fiabeschi castelli. All’alba e al tramonto le valli sono scure invece le bianche cime dei monti si tingono di varie sfumature di colore rosso, arancione e giallo. Questo piccolo paradiso attira folle di turisti da tutto il mondo e tutti conoscono le località come Cortina d’Ampezzo, Ortisei o Moena. Ma io non vado nelle Dolomiti per ammirare la bellezza delle montagne e dei paesini alpini, ma per visitare una località poco conosciuta, Canale d’Agordo, luogo di nascita di Albino Luciani, che nel 1978 è stato eletto il 263° Vescovo di Roma con il nome Giovanni Paolo I. I mesi di agosto, settembre e ottobre sono i mesi con importanti anniversari legati alla vita di quel Pontefice: il 26 agosto (la festa della Madonna Nera di Częstochowa) si ricorda il 33° della sua elezione; il 28 settembre è l’anniversario della sua inaspettata e prematura morte; il 17 ottobre, i cento anni dalla sua nascita.

Il figlio di un emigrante

E’ difficile credere che questa bella e ricca regione , cento anni fa era una delle più povere zone dell’Italia: in montagna non si sviluppava né l’agricoltura (per mancanza di terre fertili), né l’industria (per l’isolamento delle valli). Perciò la gente di montagna viveva in grande povertà e era costretta ad emigrare alla ricerca di lavoro. In prevalenza emigravano gli uomini lasciando sulle spalle delle donne non soltanto il mantenimento e l’educazione dei figli ma anche la cura del bestiame e il lavoro nelle campagne. Giovanni Luciani, padre di Albino, lasciò per la prima volta Forno di Canale (così all’inizio del XX secolo si chiamava Canale d’Agordo) quando aveva 11 anni. In seguito lavorò in vari Paesi d’Europa ed anche una volta in America. Giovanni sulla propria pelle sperimento le sofferenze, le umiliazioni e lo sfruttamento degli operai emigrati. Probabilmente queste esperienze lo avvicinarono al partito socialista e lo allontarono dalla fede cattolica. Dal primo matrimonio Luciani aveva avuto tre maschi, tutti morti da bambini, e due figlie sordomute, affidate ai parenti. A 40 anni, quando era già vedovo e lavorava a Venezia, conobbe Bortola Tancon di 31 anni, una fervente cattolica. Si sposarono nel 1911 e un anno dopo nasceva il loro figlio primogenito, Albino appunto. Quando Albino aveva un anno il padre partì per l’Argentina e rientrò soltanto per la guerra nel 1915. La prima guerra mondiale non aveva causato non soltanto tantissimi morti ma anche aveva impoverito ulteriormente la gente. Il fratello di Albino, Edoardo, raccontava che da mangiare c’era soltanto l’erba e le radici delle piante, invece il pane si faceva con la crusca e la segatura degli alberi.

La vocazione

In tutti quegli anni Albino fu cresciuto ed educato dalla madre che gli rasmise i valori cristiani. Come dirà un giorno: “La mamma è stata la mia prima maestra di catechismo”. Frequentava la scuola elementare nel suo paese natale ed era bravo, ma prima di tutto amava leggere e aveva grande facilità di scrittura. La vocazione la sentì da ragazzo: voleva diventare francescano o gesuita. Ma dietro il consiglio del parroco entrò nel seminario diocesano di Belluno. Per un giovane che veniva dalla provincia gli studi in una città erano un’occasione per seguire i dibattiti religiosi, culturali e politici di allora, che lo formavano. Continuava anche la sua passione per la lettura, in particolare la letteratura; leggeva tutto, non soltanto Pascal, Bernanos, Chesterton, Goethe, Dostoevskij, Tołstoj, Puskin, Dicens ma anche Darwin, Marks e Lenin. Questa sua curiosità intellettuale mise in pericolo la sua vocazione per il sacerdozio. Ad aiutarlo a superare quella crisi fu il confessore del seminario, padre Leopold Mandic, un santo cappuccino famoso in tutto il Veneto. Albino gli fu immensamente grato e per tutta la vita portava nel portafoglio la sua fotografia accanto alla foto della mamma.

Sacerdote e vescovo

Albino fu consacrato sacerdote nel 1935 e per due anni lavorò nella parrocchia di Agordo. Gli piaceva tanto quell’apostolato tra la gente semplice e ripeteva che non aspirava a nessuna altra missione nella Chiesa. Ma fu chiamato dai superiori al seminario dove rimase per dieci anni (1937-47). Furono gli anni difficili, a volte drammatici della seconda guerra mondiale. Ma malgrado tutto don Luciani riuscì a conseguire gli studi presso l’Università Gregoriana a Roma con una laurea in teologia. Purtroppo, in quel periodo si manifestarono gravi problemi di salute e fu ricoverato in sanatorio. Ma né la sua cagionevole salute, né la timidezza e semplicità impedirono ai suoi superiori di nominarlo vicario generale della diocesi di Belluno (1954) e successivamente vescovo di Vittorio Veneto (1958); come motto da vescovo prese la parola „Humilitas” (umiltà). Non si sentiva degno di questo ufficio perciò: „Io sono la pura e povera polvere”.

Mons. Luciani guidò la diocesi di Vittorio Veneto per ben 11 anni fino al 1969 quando, improvvisamente, Paolo VI gli affidò una delle sedi più prestigiose della Chiesa italiana, il Patriarcato di Venezia, elevandolo alla dignità cardinalizia nel concistoro del 1973. Quando nel 1978 muore Paolo VI, il card. Luciani va al conclave ma non è indicato come papabile. I media parlano di due cardinali: Giovanni Benelli, arcivescovo di Firenze, e Giuseppe Siri, arcivescovo di Genova, che rappresenterebbero i “progressisti” e “conservatori”. Invece dopo un conclave brevissimo di due giorni e quattro votazioni viene eletto Albino Luciani che sceglierà il nome dei suoi due predecessori: Giovanni e Paolo. Quando il 26 agosto il nuovo Pontefice apparve nella loggia centrale della Basilica di San Pietro nessuno poteva prevedere che il suo pontificato sarebbe stato uno dei più brevi della storia, 33 giorni. La mattina del 29 settembre la prima a trovarlo morto nella sua camera da letto fu la suora che gli portava il caffè (Luciani da papa non rinunciava alle sue vecchie abitudini). Per nascondere questo fatto il Vaticano emanava comunicati stampa contraddittori e poco credibili. Tutto questo ha fatto nascere il mito del complotto e dell’avvelenamento. Marco Roncalli, uno dei più autorevoli biografi di Giovanni Paolo I, dopo aver analizzato tutta la documentazione possibile è fermamente convinto che “la morte di Luciani sia avvenuta per cause naturali”. Ma la „misteriosa” morte del Papa ha oscurato il suo insegnamento e il messaggio legato al suo nuovo stile di essere Papa. Per questo motivo per la stragrande maggioranza delle persone, Giovanni Paolo I rimane soltanto “il Papa del Sorriso”, “Il Papa-Catechista” o “Il Papa-Parroco del mondo”.

Papa Luciani è sepolto nelle Grotte Vaticana, non lontano dalla nicchia dove fino al 2011 si trovava la tomba del suo beato successore che portava il suo stesso nome, Giovanni Paolo II. Il 20 novembre 2003 nella diocesi di Belluno-Feltre, dove è nato Albino Luciani, è cominciato il processo di beatificazione di Giovanni Paolo I; il postulatore del processo è il vescovo Enrico Dal Covolo, nato a Feltre, il rettore della Pontificia Università Lateranense.

Canale d’Agordo celebra il 100° anniversario del suo più illustre cittadino

La piazza centrale, piazza Luciani, con la fontana al centro è il cuore di Canale d’Agordo, paese natale di Giovanni Paolo I. Qui si trova la chiesa, la canonica, il municipio e le tipiche case della zona. L’edificio più legato alla fanciullezza, alla gioventù e alla vita sacerdotale di Albino Luciani è ovviamente la chiesa dedicata a San Giovanni Battista. Sulla sua facciata si vede oggi una grande foto di Giovanni Paolo I; all’interno si trova l’altare scolpito dall’artista locale Dante Moro, una sintesi della vita del Papa, con la scena centrale che mostra il Pontefice che riceve le chiavi di San Pietro da Gesù stesso. All’ingresso della chiesa è posta la statua di Giovanni Paolo I e sulla parete a fianco dal 1998 è appesa l’icona della Madonna Nera di Częstochowa, dono del Patriarca di Venezia, card. Marco Cé in occasione del 20° anniversario dell’elezione del Papa da Canale d’Agordo (si parla tanto di questa “coincidenza”: il card. Luciani è stato eletto il giorno della festa della Madonna di Częstochowa, il 26 agosto, festa tanto cara al suo successore).

Dall’altra parte della piazza si trova la canonica dove è stato organizzato il piccolo museo della vita di Albino Luciani dall’infanzia fino al pontificato. Nel salone centrale si conservano i suoi abiti vescovili, il suo pastorale, il calice ed anche le vesti bianche da papa. In una delle stanze sono conservati i mobili e gli oggetti dell’inizio del secolo scorso per mostrare quale aspetto potesse avere la canonica nei tempi quando veniva qui il giovane don Luciani. Nello stesso edificio è stata anche allestita una mostra fotografica che documenta la visita di Giovanni Paolo II a Canale d’Agordo il 26 agosto del 1979.

Una delle strade che escono dalla piazza porta alla casa dove 100 anni fa è nato Albino. Una casa tipica con il prato e un piccolo orto davanti. Qui, Luciani tornava anche da vescovo e cardinale, l’ultima volta nel 1978. Oggi la casa non è visitabile perché viene utilizzata dagli eredi del Papa e anche per questo motivo non si è potuto trasformarla in museo. Le autorità hanno deciso di ristrutturare un grande edificio vicino alla chiesa per destinarlo al museo con annesso il Centro di Giovanni Paolo I e la casa per i pellegrini.

Passeggiando per le strade di Canale d’Agordo si vedono dappertutto le montagne e in particolar modo il massiccio del Civetta. In una delle vicine valli, a Lorenzago di Cadore, per ben sei volte soggiornò il Papa “Polacco”, successore di Giovanni Paolo I. Tutti e due sono nati in montagna, tutti e due amavano le loro piccole patrie, tutti e due portano lo stesso nome. Per questo motivo le autorità civili e religiose di Canale d’Agordo hanno promosso il gemellaggio con il Paese natale di Papa Wojtyła, Wadowice.

Quando al tramonto lascio il paese natale del „Papa delle Dolomiti” le cime calcaree delle montagne diventano di color rosa, poi rosse: è uno spettacolo meraviglioso. In momenti come questo si può capire perché Albino Luciani era così legato al suo Canale e tornava qui appena gli era possibile.

Editore: Tygodnik Katolicki "Niedziela", ul. 3 Maja 12, 42-200 Czestochowa, Polska
Redattore capo: Fr Jaroslaw Grabowski • E-mail: redakcja@niedziela.pl