L’uomo che ha le chiavi del “paradiso vaticano”

Włodzimierz Rędzioch parla con Gianni Crea, capo clavigeri dei Musei Vaticani

Gianni Crea è nato a Roma ma da ragazzo visse nel Sud, proprio sulla punta dello Stivale, a Melito di Porto Salvo in Calabria. Da bambino non pensava che un giorno si sarebbe spostato da quella estrema “periferia” d’Italia di nuovo a Roma, Caput Mundi e centro della Cristianità. Ma è successo proprio così. Il giovane Crea è venuto a Roma per studiare e per potersi pagare gli studi, con l’aiuto di un sacerdote della sua parrocchia in via Appia Nuova, nel 1992 ha cominciato a prestare il suo servizio come ausiliare nella Basilica di San Pietro, come tanti altri studenti romani. Durante quei cinque anni di servizio ha avuto l’occasione d’assistere a qualche Messa celebrata da Giovanni Paolo II e d’incontrarlo. Gli incontri con quel Papa, oggi già dichiarato santo, l’hanno convinto che il suo destino – di uomo e di credente - era di servirlo. Perciò Crea ha fatto un concorso come custode nei Musei Vaticani, è stato assunto ed è diventato clavigero. Quando sette anni fa il prof. Antonio Paolucci l’ha nominato capo del corpo dei clavigeri, gli ha detto: “Da oggi custodisci le chiavi del paradiso artistico dei Musei del Papa”. Le parole del direttore l’hanno emozionato tanto. Oggi si sente onorato e ne è fiero di questo lavoro che magari gli altri ritengono ripetitivo e un po’ noioso.
Ma il lavoro quotidiano dei clavigeri si è arricchito da quando il mons. Paolo Nicolini, delegato amministrativo e gestionale dei Musei Vaticani, ha avuto la grandiosa idea di offrire ai visitatori un servizio esclusivo: il giro con il clavigero per assistere all’apertura delle porte e all’accensione delle luci. Il progetto chiamato “Good morning Vatican Museums” - approvato dal card. Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, dal mons. Fernando Vérgez, segretario generale del Governatorato, e dal direttore dei Musei, dott.ssa Barbara Jatta - è stato un grande successo: le visite sono già prenotate fino a gennaio del 2019. Da quest’anno allora un piccolo gruppo di eletti, accompagnato dal clavigero con un mazzo di chiavi in ferro assiste all’apertura degli innumerevoli portoni fino all’ingresso di quello scrigno sacro dell’arte che è la Cappella Sistina. Alla conclusione della visita si fa una prima colazione nel bistrot del monumentale Cortile della Pigna. Per parlare del lavoro dei clavigeri e di questo particolare modo di visitare i Musei Vaticani ho incontrato appunto Gianni Crea, il capo clavigero.

Włodzimierz Rędzioch: - Come vengono organizzate le visite dei Musei Vaticani con il clavigero?

Gianni Crea: - I turisti (i gruppi sono formati da una a venti persone) si fanno trovare con la guida alle ore 5,55 all’ingresso monumentale dei Musei (oggi, l’uscita) dove, in presenza di un gendarme, il clavigero oppure il custode di servizio effettua i controlli. Dopo salgono sopra dove, dallo spiazzo accanto all’ingresso dei Quattro Cancelli, possono godersi il panorama dei giardini vaticani e della Basilica di San Pietro. Dopo passiamo al Museo Pio-Clementino, attraversiamo le gallerie dei Candelabri, degli Arazzi e delle Carte Geografiche e andiamo nelle Stanze di Raffaello per arrivare finalmente alla Cappella Sistina. Nella Sistina i visitatori assistono all’accensione delle luci: dal buio emergono i più grandi capolavori della pittura rinascimentale che si possono ammirare nel silenzio della Cappella ancora vuota. Dopo, attraversiamo la galleria della Biblioteca e arriviamo al cortile della Pigna dove si fa la colazione.

- Quante chiavi avete per tutte le porte dei Musei?

- In totale 2797 chiavi che hanno una speciale numerazione. I Musei sono divisi in 11 zone ed ogni zona ha la sua numerazione. Per esempio, le chiavi dal numero 1 al 99 corrispondono al reparto “uscita”, da 100 a 199 aprono il Museo Etnologico, da 200 a 299 il Museo Gregoriano Profano, da 300 a 399 tutta la Pinacoteca, da 400 a 499 il Museo Egizio e il Museo Pio-Clementino, da 500 a 599 aprono il Museo Etrusco, da 600 a 699 sono le chiavi delle Stanze di Raffaello, la Sistina e le gallerie e così via. Con questa numerazione è impossibile che una sbagli. La chiave numero 1 è la chiave dell’ingresso monumentale dei Musei che attualmente serve come uscita. La più antica chiave che utilizziamo è il numero 401 che serve per la porta della Sala Rotonda del Museo Pio-Clementino.

- Quanti siete per aprire tutti i Musei?

- L’insieme dei Musei è diviso in quattro settori allora siamo in quattro a lavorare. Ogni clavigero è responsabile di tutto il settore: apre e chiude le porte, verifica se tutte le luci sono spente e le finestre chiuse.

- Quanti chilometri ha il percorso museale?

- Il percorso in tutti i Musei è di sette chilometri e mezzo. Ma bisogna aggiungere anche vari magazzini, uffici ed altri ambienti chiusi che noi andiamo ad ispezionare.

- La sera ripetete la stessa procedura per chiudere tutte le porte?

- Si, la procedura è più o meno la stessa. Per aprire ci vuole poco più di un’ora, ma per chiudere impieghiamo più tempo perché ispezioniamo tutti gli ambienti compresi uffici, bagni e ripostigli per essere sicuri che nessuno rimanga dentro. Per di più vengono inseriti gli allarmi da parte della gendarmeria.

- Dove tenete tutte queste chiavi?

- Al Cortile della Pigna c’è un bunker speciale per custodire le chiavi. Nel bunker c’è un’aria climatizzata speciale per non far arrugginire le chiavi. Qui c’è anche l’unica chiave dei Musei che non ha il numero e senza copie: è la chiave della Cappella Sistina che teniamo in una piccola cassaforte. L’altra chiave ce l’ha il maestro delle cerimonie pontificie e gli addetti della Sagrestia Pontificia.

- La Cappella Sistina non è soltanto un luogo di culto, lo scrigno d’arte ma anche il luogo di culto e del conclave…

- Per me la Cappella Sistina è un luogo particolare: prima di tutto è un luogo di culto, appunto, perciò quanto entro lì mi faccio il segno della croce. Mi ricorda anche le cerimonie del battesimo che Giovanni Paolo II ha voluto celebrare proprio in quel luogo e che sono diventate una tradizione. Per quanto riguarda il conclave, il clavigero con tutte le autorità competenti provvede a chiudere tutte le porte che danno dai Musei alla Cappella. Una volta chiusa, le nostre chiavi vengono consegnate alla gendarmeria. Fino alla fine del conclave la chiave rimane soltanto in mano al maestro delle cerimonie. Dopo l’elezione del papa, la chiave viene riconsegnata a noi.

- Lavorando nei Musei più di 20 anni, ha vissuto due conclavi…

- Si, il primo conclave fu il conclave del 2005, dopo la morte di san Giovanni Paolo II. Era un momento di grande lutto perché per tutti noi il Papa fu percepito come qualcuno di famiglia, un buon nonno. E il conclave si preparava in questa atmosfera di tristezza dopo la perdita di una persona cara a tutti. Invece il secondo conclave del 2013 si è svolto in un'altra atmosfera perché veniva preparato mentre il Papa emerito era vivente e stava a Castel Gandolfo. Succedeva per la prima volta e ci rendevamo conto che assistevamo ad un momento veramente storico. Ma noi, clavigeri, viviamo sommersi nella storia: la storia dell’arte e della Chiesa.

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L’intervista in polacco è stata pubblicata sul settimanale “Niedziela”

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