Il grande restauro della Basilica di san Pietro non finisce mai

Dei lavori presso il tempio vaticano parla l’architetto Luca Virgilio
Di Włodzimierz Rędzioch

I pellegrini che verranno quest’anno a san Pietro per ammirare il monumentale presepe e l’albero di Natale vedranno uno spettacolo inusuale: le due cupole minori della basilica vaticana coperte dalle impalcature. E’ un segno evidente che i lavori presso il tempio maggiore del cattolicesimo non finiscono mai: tutto per assicurare il suo decoro e sicurezza. Già nell’Anno Santo 2000 chi veniva in Vaticano poteva ammirare una monumentale facciata della Basilica restaurata per l’occasione: rimosso lo sporco depositatosi nei secoli, il travertino riacquistò il suo chiaro colore naturale. Non tutti si rendevano conto che il resto delle pareti della Basilica rimasero come erano prima. I lavori del restauro degli altri prospetti della monumentale costruzione sono stati intrapresi successivamente e sono finiti all’inizio dell’anno 2017. Concluso il restauro dei prospetti esterni, i ponteggi sono apparsi sopra le due cupole minori della Basilica: prima sulla Cupola Gregoriana e recentemente sulla Cupola Clementina.
Per parlare di questi imponenti lavori di restauro della Basilica di san Pietro, ho incontrato Luca Virgilio, architetto della Fabbrica di San Pietro, un’istituzione che da secoli si occupa della manutenzione di questa più famosa chiesa del mondo.

Włodzimierz Rędzioch: - Quando avete cominciato i lavori di restauro dei prospetti esterni della Basilica Vaticana?

Architetto Luca Virgilio: - Abbiamo cominciato il restauro di tutti i prospetti della Basilica nel maggio 2007, a partire dal prospetto sud, cioè dalla parte secentesca di Maderno e cinquecentesca di Michelangelo. Dopo, abbiamo proseguito con il prospetto ovest di Giacomo della Porta il cui abside corrisponde all’altare della Cattedra. Nel 2016 abbiamo concluso invece la parte cinquecentesca del prospetto nord, prospicente la Cappella Sistina, realizzata anche da Michelangelo. Il nostro compito è quello di conservare per le generazioni future questo prezioso manufatto, ed è soprattutto grazie all’impegno del card. Angelo Comastri, Presidente della Fabrica di San Pietro, che i suddetti lavori si sono potuti compiere con successo.

- Tutto questo grande lavoro che è durato 10 anni (fino a gennaio 2017) si è svolto in modo “nascosto”…

- È vero, poiché il corpo della basilica posteriore, purtroppo, è nascosto al grande pubblico. Ed è peccato perché i prospetti laterali sono molto suggestivi, tenendo anche conto che furono realizzati in parte dallo stesso Michelangelo.

- In che cosa consistevano i lavori di restauro?

- I lavori di restauro prevedevano, dopo una serie di analisi scientifiche e prove di laboratorio, la pulitura del travertino da varie sostanze che nel corso dei secoli si sono depositate sulla superfice molto porosa. Un altro intervento ha previsto la rimozione di tutti quelli materiali che sono stati applicati in epoche precedenti: malte, cementi, ecc., che servivano per la messa in sicurezza delle pareti e che oggi risultavano d’aver perso le caratteristiche meccaniche ed essere incompatibili cromaticamente con il travertino.
Dove c’erano le grosse lacune non si poteva intervenire con le stuccature ma bisognava mettere i tasselli sagomati.
Abbiamo anche ampliato il sistema di monitoraggio statico della basilica affinché tutta la costruzione sia sotto controllo.
È stato eseguito un rilievo (disegno) molto accurato di tutti i prospetti della basilica con la graficizzazione dello stato di degrado ante operam e di tutti gli interventi di restauro eseguiti.

- Lei parlava della pulitura delle pareti. Ma come si pulisce il travertino usato per la costruzione della Basilica?

- Lo sporco accumulato sul travertino era molto tenace, particolarmente nelle zone nascoste, protette dalla pioggia. Si trattava di particolato carbonioso insieme con particolato terroso (qui a Roma abbiamo i venti che portano le sabbie del deserto africano) che sono penetrati solidamente nel travertino. Per rimuoverlo abbiamo utilizzato una microsabbiatrice (IOS), già utilizzata per il restauro della facciata. È un sistema che consente di proiettare sulla superficie sabbia (inerte) miscelata ad acqua attraverso un getto elicoidale a bassa pressione. In questo modo pulisce molto delicatamente, togliendo lo sporco gradualmente senza fare danni alla superfice e conservando le patine antiche.

- Le pareti esterne della basilica sono enormi. Come avete risolto il problema del ponteggio?

- È vero. Le superfici da restaurare con l’ausilio di un’impalcatura erano enormi. Per esempio il prospetto ovest sviluppa una superficie di 7 mila m2. L’altezza cambia ma nel punto massimo raggiungiamo circa 50 m ma mediamente sono 45 m fino alla cornice dell’attico. E’ stato utilizzato il ponteggio a tubo e giunto perché le facciate sono molto articolate e questo tipo di ponteggio ti permette di raggiungere ogni punto.

- La superfice è stata soltanto pulita o avete messo qualche protettivo?

- Alla fine è stato applicato un protettivo ma chiaramente i protettivi hanno una vita breve. Dove c’erano le dissonanze cromatiche abbiamo eseguito delle velature per uniformare il colore.

- I lavori presso la Basilica di San Pietro non finiscono mai: appena avete concluso il restauro dei prospetti esterni, sono apparsi i ponteggi sulle cupole minori…

- Abbiamo cominciato il restauro della cupola della Cappella Gregoriana che è la cupola minore nord della Basilica. Guardando dalla piazza gli elementi che compongono il prospetto principale della Basilica sono: la facciata, già restaurata, le due cupole minori: della Cappella Gregoriana (a destra) e della Cappella Clementina (a sinistra), e ovviamente la cupola maggiore. Allora, in rispetto della sintassi architettonica, sembrava una cosa logica continuare i lavori facendo il restauro delle cupole minori.

- In che cosa consisteranno i lavori di restauro delle cupole?

- Il tipo di lavoro che riguarda la conservazione del travertino rimane lo stesso. Anche qui troviamo gli stessi strati del particolato carbonioso, l’erosione e i distacchi del travertino, l’ossidazione delle staffe di ferro ecc.

- Ma la cupola è prima di tutto una superfice di piombo…

- Il piombo si conserva perfettamente. Sarà comunque revisionato accuratamente e se ci sarà qualche frattura viene saldata, o se c’è qualche perno che è saltato viene rimesso.

- Che scadenze vi siete dati per i lavori sulle cupole?

- I lavori della Cupola Gregoriana, tra montaggio del ponteggio, i lavori stessi e smontaggio, dureranno circa un anno.

- Ma recentemente il ponteggio è apparso anche sulla Cupola Clementina…

- Nel mese di novembre abbiamo installato il ponteggio anche sulla seconda cupola. Il tipo di lavoro presso quella cupola è lo stesso perché il materiale è lo stesso: il rivestimento esterno è di travertino e la muratura in laterizio, la cupola è rivestita di piombo. Prevediamo che anche presso la Cupola Clementina i lavori dureranno circa dodici mesi.

- C’era qualche sorpresa durante i lavori?

- Direi di sì: abbiamo scoperto che la sfera e la croce posti sopra la lanterna della cupola Gregoriana, che sono di rame, erano dorate come nel caso della cupola maggiore. Magari perché l’architetto era lo stesso: Giacomo della Porta. Siamo riusciti a scoprirlo grazie alle moderne tecniche: le indagini in fluorescenza X che permettono di scoprire la composizione chimica di tutti i materiali. Alla fine dei restauri ridoreremo gli stessi elementi ma con la doratura più tenua.

- E quando i lavori presso la cupola grande che è il simbolo della Basilica Vaticana?

- La cupola maggiore esigerà un lavoro particolare e per il momento non è stata fissata nessuna data per il suo restauro.

- Ma sarà il restauro del secolo!

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L’intervista in polacco è stata pubblicata sul settimanale “Niedziela”

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