Donna e matrimonio visti dall’islam

Intervista a p. Samir Khalil Samir

Nella notte di san Silvestro a Colonia e nelle altre città della Germania gruppi di giovani, in prevalenza emigranti musulmani, hanno circondato delle donne, le hanno derubate e molestate sessualmente; si sono verificati anche casi di stupro. Commentando quei fatti la storica femminista tedesca, Alice Schwarzer, ha detto: “Negli ultimi anni sono arrivati da noi milioni di uomini provenienti da un contesto culturale in cui le donne sono totalmente prive di diritti umani”. La Schwarzer non parla esplicitamente ma si capisce che si tratta di uomini che vengono dai Paesi islamici dove spesso vige la sharia.

Ma la cosa più scioccante è la spiegazione di queste aggressioni data dall’imam di Colonia Sami Abu-Yusuf che così ha giustificato il comportamento degli islamici: “Uno dei motivi per cui gli uomini musulmani violentano o infastidiscono le donne è per come vanno vestite. Quando se ne vanno in giro mezze nude e profumate, accadono certe cose”. Purtroppo, queste parole riflettono molto bene la mentalità degli “uomini musulmani” che arrivano da noi in Europa.

Un altro problema è stato segnalato in Svezia che, con l’arrivo degli emigrati, prevalentemente musulmani, è diventata uno dei Paesi con il più grande numero di stupri (secondo l’Istituto Gatestone 53 stupri ogni 100 mila abitanti).

Questi fatti dovrebbero far riflettere seriamente sulla mentalità musulmana nei confronti della donna e sui pericoli che ne provengono per le nostre società. Di questo delicato ma importantissimo argomento ho parlato con p. Samir Khalil Samir, gesuita egiziano, islamologo di fama mondiale.

Włodzimierz Rędzioch: - L’Islam introduce una certa disuguaglianza tra uomo e donna. Che ruolo assegna alla donna l’islam e la legge islamica?

P. Samir Khalil Samir: - Bisogna partire dalla constatazione che l’islam appunto giustifica la disuguaglianza tra uomo e donna. Giuridicamente, la voce di una donna in tribunale vale la metà della voce di un uomo. La donna eredita metà dell’uomo, la figlia metà del figlio, che la famiglia lo vuole o no. Questa ultima regola non viene applicata dagli sciiti; per questo motivo, in Libano per esempio, certi sunniti si spacciano per sciiti per dare le parti uguali anche alle donne.
Ma ci sono cose peggiori. Prima di tutto il Corano da il diritto al marito di punire la donna se lei non risponde ai suoi desideri. Vedi il capitolo 5 del Corano, chiamato “capitolo delle donne”, versetto 34: «Gli uomini sono preposti alle donne, a causa della preferenza che Allah concede agli uni rispetto alle altre, e perché spendono [per esse] i loro beni. Le [donne] virtuose sono le devote, che proteggono nel segreto quello che Allah ha preservato. Ammonite quelle di cui temete l'insubordinazione, lasciatele sole nei loro letti, battetele. Se poi vi obbediscono, non fate più nulla contro di esse. Allah è altissimo, grande».
La donna è il possesso dell’uomo e deve obbedire in tutto al marito, o al fratello, anche se più piccolo. L’esempio eclatante di disuguaglianza tra uomo e donna è il modo di vestirsi: le donne devono coprirsi i capelli e la testa (perché non gli uomini?), e in alcuni Paesi musulmani totalmente coperte. In certi Paesi, non possono guidare la macchina o andare in bicicletta.
Volevo sottolineare anche una cosa: la disuguaglianza c’è nei testi giuridici islamici, ma c’è anche nella psicologia degli uomini musulmani che spesso si considerano i padroni delle donne. Ovviamente la situazione è migliore negli strati alti della società, tra la gente che ha studiato e si è confrontata con la cultura occidentale.
Anche la poligamia è un segno di disuguaglianza.

- Ma la poligamia è praticata ancora?

- Generalmente è praticata lì, dove l’uomo può permettersi di mantenere più mogli. Ma nelle società musulmane, c’è anche il diritto di ripudiare la propria moglie: in questo modo gli uomini possono cambiare mogli senza essere poligami. E ripudiare una moglie si può in modo molto semplice: basta dire davanti a due testimoni maschi: “ti ripudio” e ripeterlo tre volte, anche se normalmente questo deve avvenire in presenza dell’imam giurista. I figli rimangono con il marito (se hanno meno di sette anni, rimangono con la madre e il padre dovrebbe pagare un compenso, ma non sempre lo fa). E’ molto difficile per una donna ripudiata risposarsi di nuovo.

- La stragrande maggioranza dei nuovi emigranti sono giovani islamici del Nord Africa, Medio Oriente, Afganistan, Pakistan. Tanti di questi giovani tenteranno di sposare una donna europea. Con quali conseguenze?

- Il primo rischio è che un musulmano che sposa una donna europea può avere già una moglie nel suo Paese d’origine. Conosco tanti casi così. Molti egiziani si sono sposati in Europa, avendo già la famiglia in Egitto. Per un uomo musulmano è impensabile vivere senza avere una donna a disposizione, senza avere relazioni sessuali, allora cerca sempre di avere una donna. Ma in fin dei conti il matrimonio musulmano è una specie di contratto dove, purtroppo, l’uomo ha tutti i diritti e dove la donna può essere sempre ripudiata, se conviene all’uomo. Nell’uomo musulmano c’è la convinzione che la donna gli appartiene. E’ difficile cambiare quella mentalità anche perché la sharia giustifica questo tipo di atteggiamenti.

- Come viene vista una donna occidentale dai musulmani che vengono in Europa?

- Per dire la verità la donna occidentale è vista come una che si concede facilmente. Una donna vestita in certo modo viene percepita come una donna “leggera”, senza principi o addirittura una prostituta. Allora una donna così può essere usata per soddisfare i bisogni dell’uomo. Questo spiega i fatti di Colonia. Un uomo musulmano ha difficoltà a capire le relazioni uomo-donna esistenti nella cultura europea. Ovviamente in Occidente si può parlare degli eccessi nel comportamento di certe donne e nelle relazioni donna-uomo e questo peggiora la situazione e rafforza i musulmani nella convinzione della corruzione dell’Occidente.

- E’ vero che certi imam incoraggiano i giovani musulmani a sposare donne europee? Cosa c’è dietro?

- E’ vero, perché certi imam vedono nei matrimoni dei musulmani con le donne cristiane un modo per propagare l’islam. Giuridicamente, è l’uomo che decide della religione dei figli, perché i figli sono la proprietà del padre, perciò i figli nati da un musulmano devono essere musulmani. Allora, più musulmani sposano le cristiane, più musulmani sono nel mondo. Nella mentalità musulmana c’è la convinzione che l’islam è l’ultima delle religioni rivelate, visto che non riconoscono che il giudaismo e il cristianesimo; tutte le altre religioni non sono riconosciute come tali. L’Islam essendo la terza e ultima, è necessariamente la più perfetta. Tale è la convinzione di tutti i musulmani. Perciò, bisogna convertire tutto l’universo all’Islam. Alcuni lo vogliono fare con la guerra santa, il jihad, altri con la demografia, popolando il mondo di musulmani.
Invece bisogna sapere anche che dal punto di vista giuridico, una donna musulmana non potrebbe sposare un cristiano. Un cristiano per sposare una musulmana dovrebbe pubblicamente convertirsi all’islam per assicurare che i figli saranno musulmani.

- Certe donne pensano che i futuri mariti islamici, vivendo in Europa, lontano dal contesto islamico, si comporteranno come Europei. Lei, avendo tanta esperienza pastorale in Europa, particolarmente in Francia, in Italia e in Germania, cosa ha constatato seguendo le coppie miste con il marito musulmano?

- Questo può succedere se un musulmano riesce ad acquisire, almeno parzialmente, certi elementi della nostra cultura occidentale. Ma non è una cosa automatica. Per esempio, ci sono i musulmani che, anche se vivono in Europa da anni, non accettano che le loro figlie vogliono vivere come le ragazze occidentali, o abbiano un ragazzo non-musulmano. Per una famiglia islamica tradizionale questo è un disonore, perciò ci sono casi in cui le ragazze vengono rimandate nei Paesi d’origine, islamici, o addirittura ammazzate dal padre. Tutto questo nasce dal fatto che la tradizione islamica non ha mai accettato l’uguaglianza uomo-donna e da questo nasce il potere del maschio sulla donna.

- Per i musulmani Maometto è un esempio da seguire: come era il suo atteggiamento verso le donne?

- E’ vero che il Corano dice di Maometto è il modello perfetto, o più esattamente “un bel modello”: «Avete nel Messaggero di Allah un bell'esempio per voi» (Corano 33 :21). Ma questo non significa però che Maometto sia stato perfetto o esento da peccato. Il Corano parla spesso dei peccati di Maometto : «Chiedi perdono per il tuo peccato e glorifica e loda il tuo Signore alla sera e al mattino» (Corano 40:55); «Sappi che in verità non c'è dio all'infuori di Allah e implora perdono per la tua colpa e per i credenti e le credenti» (Corano 47:19); «In verità ti abbiamo concesso una vittoria evidente, affinché Allah ti perdoni le tue colpe passate e future, perfezioni su di te il Suo favore e ti guidi sulla retta via» (Corano 48:1-2).
Uno dei più famosi peccati di Muhammad è di aver sposato sua cugina Zainab bint Jahsh, laquale era gia sposata con Zaid, il figlio adottivo di Muhammad. Il profeta, sedotto dalla bellezza di Zainab, accetta che Zaid la ripudiasse per sposarla, con la benedizione di Dio (Corano 33: 37). Da allora, l’adozione che era normale nell’Arabia, fù vietata da Dio (Corano 33: 4-5).

- Maometto era poligamo. Quante mogli aveva?

- Nell’anno 595, Maometto sposo Khadigia bint Khuwaylid, la sua padrona nel commercio, bella vedova che aveva 15 anni più di lui. Era sua parente lontana, apparteneva ad una comunità cristiana eterodossa; ed è stato un parente loro, Waraqah Ibn Nawfal, chiamato “vescovo” in alcuni documenti (ma non lo era), che fece il matrimonio. Maometto rimase monogamo fino alla morte di Khadigiah nell’anno 619 o 620. Dopo di che, sposò numerose donne, oltre alle schiave che poteva acquistare come bottino di guerra (vedi Corano cap. 8, ). La terza moglie di Muhammad fu la piccola Aisha Bint Abu Bakr, che lui sposò quando lei aveva 6 anni e lui più di 50, e consumò il matrimonio quando lei ebbe 9 anni. Aisha era la sua preferita ed essa ha riportato tanti detti di Muhammad considerati come autentici, che furono trasmessi dal nipote Urwa ibn al-Zubayr.
Il numero delle spose di Muhammad è discusso, e va da 12 a 17, oltre a 7 dei quale il matrimonio non fu consumato; e ciò oltre alle concubine schiave! La grande studiosa egiziana, ‘A’isha ‘Abd al-Rahman, nota col pseudonimo di Bint al-Shāti’ (6.11.1913 – 1.12.1998), ha scritto un opera rinomata intitolata “Le mogli del Profeta” (Nisā’ al-Nabī), enumerando 17 delle quale presento la vita e la personalità; ma nell’edizione saudita del libro, li chiesero di sopprimerne una, che era dubbiosa.

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