LA RIVOLUZIONE A L’OSSERVATORE ROMANO – ARRIVA VIAN INTERVISTA CON IL NUOVO DIRETTORE DEL GIORNALE DEL PAPA

Nel pomeriggio del 27 ottobre 2007 nelle edicole romane e apparso il nuovo L’Osservatore Romano firmato dal prof. Gian Maria Vian. Dopo 23 anni della direzione del prof. Mario Agnes, il giornale del papa, come viene chiamato il foglio vaticano, passa sotto la direzione di uno storico, professore all’Universita di Roma La Sapienza, appassionato di giornalismo.
Nella lettera indirizzata al nuovo direttore, Benedetto XVI, dopo aver ricordato brevemente la storia del giornale fondato nel 1861 “per sostenere la liberta della Santa Sede”, scrive che nel futuro il suo compito “resta ovviamente quello di favorire nelle culture del nostro tempo quell’apertura fiduciosa e, nello stesso tempo, profondamente ragionevole al Trascendente su cui in ultima istanza si fonda il rispetto della dignita e dell’autentica liberta di ogni essere umano”. Il Papa ricorda che “cercando e creando occasioni di confronto, L’Osservatore Romano potra servire sempre meglio la Santa Sede, mostrando la fecondita dell’incontro tra fede e ragione, grazie al quale si rende possibile anche una cordiale collaborazione tra credenti e non credenti”.
Ho conosciuto il prof. Vian negli anni ’90 nella redazione di una rivista. Ci siamo incontrati grazie alla comune passione per il giornalismo. Lui, gia affermato studioso di storia patristica, si e dato al giornalismo per “spiegare” la Chiesa nell’agora mediatica italiana, che fino ad allora e stata dominata dalla cultura anticlericale di sinistra (non a caso Gramsci, un comunista italiano, indico ai compagni il compito di “occupare la cultura”); io, impiegato presso le amministrazioni vaticane, volevo “raccontare” ai Polacchi le vicende vaticane e far conoscere loro i personaggi della Curia. Oggi il prof. Vian, diventando direttore del foglio del Papa, ha coronato il suo sogno di giornalista. L’ho incontrato per farmi raccontare la sua vita e i suoi progetti legati alla sua nuova, grande sfida.

Włodzimierz Rędzioch: - In Italia i nomi spesso dicono tanto delle radici e della storia delle persone. Il tuo nome “Vian” da dove viene?

Prof. Gian Maria Vian: - Il cognome “Vian” viene dal nord-est dell’Italia, esattamente dal Friuli. Friulano era il mio antenato che faceva il tagliaboschi e poi e diventato granatiere di Napoleone; ando con Napoleone in Russia e si salvo dal tremendo inverno dopo la disfatta sul fiume Berezyna (1812) perché ammazzo il suo cavallo, lo sventro e entro dentro e in questo modo passo la notte. Rientrato a Venezia si sposo con l’ultima erede di una importante famiglia veneziana che ha dato anche alcuni dogi.

- Questo spiega i legami della tua famiglia con questa citta lagunare e spiega anche perché il patriarca di Venezia celebro il matrimonio di tuo nonno…

- E’ vero. Il patriarca Giuseppe Sarto benedisse le nozze di mio nonno Agostino, prima di partire per il conclave del 1903 dal quale usci papa con il nome di Pio X. Agostino Vian era un funzionario dello Stato italiano, ma nello stesso tempo un credente impegnato nel movimento cattolico (tra l’altro, collaborava con L’Osservatore Romano).

- Cosi come tuo nonno era legato a Pio X, tuo padre Nello, che lavorava nella Biblioteca Vaticana, era amico di Paolo VI. Cosa puoi dire di questa amicizia?

- Mi padre conosceva mons. Giovanni Battista Montini da molto tempo. Io stesso ho ricevuto da lui il battesimo a San Pietro. Montini aveva il dono di saper coltivare l’amicizia e quella con mio padre ne e un esempio. Anche se non era una amicizia ostentata ma direi “silenziosa”. Io insieme con i miei fratelli Lorenzo e Paolo abbiamo scoperto molti aspetti di questo rapporto leggendo le carte di nostro padre dopo la sua morte.

- Sei stato definito “montiniano” ma non soltanto perché mons. Montini ti ha battezzato…

- Per me Montini e un grande testimone di Gesu nel nostro tempo. Egli e stato prima di tutto un sacerdote che ha avvicinato tante persone a Cristo e un papa che ha cercato di testimoniarlo al mondo moderno. Aveva sempre la chiara coscienza del proprio ruolo di successore di Pietro.

- Da anni sei professore di Filologia patristica all’Universita di Roma (“La Sapienza”), ma la tua attivita e molto piu ampia e varia. Cominciamo con la collaborazione con l’Istituto della Enciclopedia Italiana…

- Cominciai la collaborazione con l’Istituto della Enciclopedia Italiana nel 1976 e dal 1984 cominciai ad occuparmi delle “materie ecclesiastiche”. Fu allora che conobbi un altro collaboratore dell’Istituto, il prof. Tarcisio Bertone, decano della Facolta di Diritto Canonico della Pontificia Universita Salesiana.

- Sei autore di quasi 100 pubblicazioni. Quali sono le piu significative per te?

- Il libro a cui sono piu legato e un’antologia dei testi cristiani dalle origini delle Scritture al XX secolo intitolata Bibliotheca divina. Ma vorrei citare anche altri due libri: Carita intellettuale, un’antologia di scritti di Montini, e La donazione di Costantino.

- Sei anche membro del Pontificio Comitato di Scienze Storiche…

- Nel 1999 mons. Walter Brandmüller, il presidente del Pontificio Comitato di Scienze Storiche, mi ha chiamato di far parte di questo poco conosciuto ma prestigioso organismo della Santa Sede e ne sono orgoglioso.

- Tu sei uno studioso e un professore, ma hai anche una grande passione: il giornalismo. Come e nata questa passione?

- Questa passione viene da lontano. Mi piaceva sempre leggere i giornali. A casa mia si leggeva Il Corriere della Sera e L’Osservatore Romano ai quali ho aggiunto Avvenire e Il Giorno. Nel 1973 scrissi il mio primo articolo per il giornale cattolico; nel 1975 mi hanno proposto di diventare redattore di Avvenire. Fu una grande tentazione ma mio padre mi suggeri di proseguire piuttosto gli studi. Ascoltai il suo consiglio ma continuavo a collaborare con vari giornali.

- Tanta gente ti conosce come autore di articoli pubblicati sul prestigioso giornale italiano Il Foglio, il cui direttore Giuliano Ferrara e chiamato “ateo devoto”. Come mai la scelta di questo giornale?

- Ho collaborato con il giornale di Giuliano Ferrara perché si tratta di un foglio che ha molto innalzato il livello del giornalismo italiano e arricchito il dibattito culturale in generale. E’ stata un’esperienza affascinante. Ma devo aggiungere che ho collaborato anche con altri giornali.

- Chi ti ha proposto di occupare il posto del direttore de L’Osservatore Romano?

- E stato il cardinale Bertone e propormi la direzione. Ho accettato, anche perché a me il Papa Benedetto XVI piace molto.

- Allora non e stato il Papa?

- No. Per dire la verita, io ho visto Joseph Ratzinger da Papa soltanto qualche settimana fa, l’8 e il 28 novembre.

- Chi e per te Benedetto XVI?

- Un grande intellettuale e un grande pastore. Cerca di rendere credibili i fondamenti della fede, facendo appello alla ragione, al colloquio, anche con i non credenti. Spiega la fede con pacatezza e ragionevolezza.

- Che cosa dovrebbe diventare L’Osservatore Romano sotto la tua direzione?

- Il giornale dove scrivono i migliori intellettuali cattolici del mondo per contribuire ad un grande confronto delle idee.

- Dal primo numero si vedono le differenze con il „vecchio” quotidiano: ci sono poche fotografie, e sparita la pagina con la cronaca italiana e di Roma, il numero delle pagine e ridotto a 8, la grafica e essenziale ed assomiglia un po’ a Wall Street Journal. E’ una vera „rivoluzione” di contenuto e di stile...

- Ho puntato per una grafica sobria, una titolazione essenziale e un uso delle fotografie piu essenziale. La prima pagina contiene i testi piu importanti, tra cui i testi integrali del Papa, che proseguono in ottava. Le pagine 2-3 sono dedicate alla politica internazionale tra cui anche italiana. Allora, l’Italia non e sparita dalle pagine del giornale, ma viene trattata come qualsiasi notizia dal mondo; per la Chiesa ogni nazione e ogni popolo hanno lo stesso peso. Il paginone centrale (pagine 4-5) tratta gli importanti temi di cultura, invece le pagine 6-7 riguardano avvenimenti ecclesiali e religiosi.

- Quali sono le altre novita?

- Il maggior uso dell’intervista, che prima era rarissima, la collaborazione delle firme esterne, anche femminili, anche non cattoliche.

- Si e vista gia sul giornale l’importante firma di Lucetta Scarafia, Eugenia Roccella ed anche di Anna Foa (la nipote del rabbino capo di Torino) che ha recensito il libro sulle espulsioni forzate dei Palestinesi da Haifa negli anni 1948-49).

- Le collaborazioni femminili sono effettivamente una priorita, per richiesta del Papa e del Segretario di Stato.

- L’Osservatore Romano ha due particolarita: esce il pomeriggio e ha un formato grande. Si prevede qualche cambiamento anche in questo campo?

- Stiamo studiando una riduzione del formato, ma questo cambiamento comporterebbe la sostituzione delle rotative della tipografia (cosa non facile).

- Il cardinale Tarcisio Bertone, nel corso della conferenza stampa a Fatima durante il suo viaggio in Portogallo, ha detto che vuole „mettere al piu presto online tutto L’Osservatore Romano, in modo che tutti possano attingere a quello che sara il nuovo quotidiano vaticano, il giornale della Chiesa universale”. Allora presto leggeremo L’Osservatore Romano al computer?

- Ripeto. Stiamo studiando molte cose tra cui un nuovo e agile sito web dove leggere il giornale.

- Quale sara la sorte delle edizioni in lingua?

- Sono importantissime. Devono collaborare sempre di piu con il quotidiano. E’ evidente che la loro presenza deve essere in rete.

- Alla fine vorrei chiederti, se continuerai le tue ricerche storiche?

- Cerco di farlo, anche se in queste prime settimane mi e materialmente impossibile. Mi sono arrivate le bozze da correggere di un articolo che ho appena finito sulla donazione di Costantino. Sto lavorando su un commento ai salmi scritto da Cirillo di Alessandria, il santo dottore della Chiesa.

- Tanti auguri per la tua nuova missione!

"Niedziela" 5/2008

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