Nella Chiesa “nulla è fecondo” se manca Maria!

Włodzimierz Rędzioch parla con p. Stefano Cecchin, nuovo presidente dell’Accademia Mariana Internationalis

La Pontificia Accademia Mariana Internationalis (PAMI) è nata il 27 luglio 1946, quando l'Ordine dei frati minori nominava una “Commissio Marialis Franciscana”, con sede presso l'allora pontificio ateneo Antonianum a Roma. Questa Commissio aveva il compito di organizzare e dirigere tutte le attività “mariologiche e mariane” in preparazione del primo centenario della proclamazione del dogma dell'Immacolata Concezione e di favorire gli studi per la successiva definizione del dogma dell'Assunzione in cielo di Maria. Presidente di questa Commissio fu nominato p. Carlo Balić. L'inaugurazione di questa “Academia Mariana” avvenne il 29 aprile 1947 durante il “Primo Congresso mariologico dei frati minori d'Italia” dedicato al tema dell'Assunzione di Maria. Da quel momento “l'Academia” si occupò di organizzare una serie di “Congressi Assunzionistici” (Lisbona 1947, Madrid 1947; Montréal 1948; Buenos Aires 1948; Puy-en-Velay 1949; USA 1950). E fu con l'esperienza di questi congressi che il P. Balić vide la necessità di una coordinazione degli studi e dei ricercatori di mariologia. Così ebbe l'idea di trasformare l'Accademia Mariana in un ente di collegamento e di incontro tra tutti i “cultori di mariologia” del mondo. In questo periodo la Santa Sede stava valutando di organizzare un congresso mondiale in occasione della proclamazione del dogma dell'assunzione. Si pensò così di continuare la celebrazione dei grandi congressi mariani iniziati nel 1900 e sospesi a causa delle due guerre mondiali. Sembrò bene alla Santa Sede di affidare l'incarico a questa nuova accademia, che da quel momento prese il nome di “Academia Mariana Internationalis”. Il santo papa Giovanni XXIII, con la lettera apostolica “Maiora in Dies”, diede all’Accademia il titolo “Pontificia” e indicò come suo scopo di promuovere e animare gli studi di mariologia attraverso i Congressi Mariologici Mariani Internazionali e qualsiasi altro tipo di incontri accademici. La PAMI ha principalmente il compito di coordinare le altre Accademie e Società Mariane che esistono in tutto il mondo. Il 31 maggio 2017 Papa Francesco ha nominato presidente della Pontificia Accademia mariana internazionale padre Stefano Cecchin, Ofm. P. Cecchin è un frate francescano con il dottorato in teologia e la specializzazione in mariologia ottenuto presso la Facoltà teologica “Marianum”, il luogo che forma i “mariologi” nella Chiesa. E’ professore di mariologia e membro della Associazione Mariologica Interdisciplinare Italiana e membro onorario dell’Associazione Mariologica Polacca. Ha già ricoperto il ruolo di segretario della PAMI per tre mandati. Si deve notare che è il primo presidente della PAMI ad essere un vero specialista di mariologia. La sua nomina, infatti, ha voluto rispondere alle richieste del mondo mariologico che richiedeva una maggiore qualificazione di questa area di ricerca. E, il Padre Cecchin riassume in sé le due caratteristiche specifiche di questo mondo: l’aspetto mariologico della ricerca e quello mariano della pietà e della divulgazione.

Włodzimierz Rędzioch: - P. Cecchin, perché è così importante per ogni credente conosce Maria, la Madre di Dio?

P. Stefano Cecchin: - E’ importante perché all’origine di ogni vocazione nella Chiesa c’è Maria, la Madre di Gesù: questo era quanto amava ribadire il santo papa Giovanni Paolo II. E, per questo motivo, si può leggere in chiave mariana la vocazione di San Francesco d’Assisi, di tutti gli altri santi, ma anche quella di ognuno di noi. Nella Chiesa “nulla è fecondo” se manca Maria!

- Qual è il ruolo della Pontificia Academia Mariana Internationalis (PAMI) nella promozione tra i credenti dell’autentico culto mariano?

- E’ necessario una sana e informata conoscenza del ruolo della Madre di Dio nella storia della Salvezza. Molti, infatti, oggi la riducono a devozione, dimenticando che Maria è molto più di una devozione: è per mezzo di lei che si è realizzata la salvezza e la redenzione dell’umanità, anzi, è con lei che inizia la redenzione del mondo: con la sua Immacolata Concezione (che è un dogma e non una devozione). Il compito di ribadire questa coscienza ai credenti è stato affidato appunto alla nostra Academia. Nello stesso tempo noi vogliamo illuminare la pietà popolare per aiutare la gente a trovare Cristo attraverso Maria. Secondo me, il ruolo principale per ogni sacerdote è di guidare le persone a maturare nella fede e Maria è la migliore compagna nel cammino di conversione.
Si deve mettere in luce che il grande male della “mariologia” è che si pensa sia una realtà “facile”: “tutti possono parlare della Madonna”. Così, il cadere sugli eccessi del banale o dell’esagerato devozionismo è uno degli equivoci principali dei tanti mestieranti della mariologia. Tante pubblicazioni su di lei, poche di valore! L’equivoco comune è quello di ridurre la figura di Maria ad una “devozione”, sminuendo o ignorando il suo vero ruolo nella storia della Salvezza.

- La vostra Accademia promuove e coordina gli studi di mariologia. Ma di cosa dovrebbe occuparsi oggi la mariologia?

- La PAMI segue tre vie della mariologia: la via della Verità, quella della Bellezza e quella della Carità. La via della verità implica studio, ricerca, conoscenza. La via della bellezza implica la preghiera, l’armonia con il creato, il bello artistico e tutte le manifestazioni culturali e cultuali. La via della carità implica la bontà, la tenerezza di Maria, l’accoglienza, la consolazione e il prendersi cura degli altri. Queste tre vie sono le stesse si possono vedere applicate nel collegio internazionale sant’Antonio di Roma, dove ha la sede operativa la PAMI. In questa casa vi è la via della verità percorsa dalla Pontificia Università “Antonianum”, al centro vi è la basilica dove si vive l’esperienza della bellezza nell’incontro con Dio e, in continuità, come via pratica, vi sono le opere antoniane con la “mensa dei poveri” che ospita un grande numero di bisognosi a pranzo. Noi vogliamo che l’aspetto mariologico della ricerca si congiungi armoniosamente con quello mariano della pietà e della divulgazione. Bisogna evitare la frattura tra la parte dogmatica della mariologia e il popolo devoto. Il compito dello studioso dell’Accademia è quello d’illuminare la pietà popolare per aiutare a trovare Cristo attraverso Maria.

- Come è cambiata la “percezione” di Maria tra i fedeli?

- La visione attuale di Maria non è più come quella del passato, quasi di una dea lontana da noi. Oggi la vera devozione è intesa come un “rapporto” che mi fa scoprire e conoscere la Madre di Gesù e mi invoglia ad imitarla, perché lei fu la prima discepola e quindi il modello da seguire per essere discepoli di Cristo. Nel corso dello svolgersi della vita, Maria è la compagna nel cammino di conversione.

- Tante persone, anche nella Chiesa, guardano con sospetto il fenomeno delle apparizioni mariane, sottolineando che non sono necessarie alla fede. Invece la PAMI ha voluto organizzare un corso e un Osservatorio Internazionale sulle apparizioni. Come mai?

- Il fatto è che a partire dagli inizi del Novecento in poi sono piuttosto numerose le apparizioni sia pubbliche, sia private. E proprio per far maturare la conoscenza, le competenze e gli strumenti per discernere che abbiamo dato vita al Corso e all’Osservatorio internazionale sul tema. Il nostro obiettivo è sia coordinare gli esperti mariologi del mondo, sia realizzare un Osservatorio internazionale sulle apparizioni e i fenomeni mistici al quale partecipino esperti delle varie scienze e delle varie religioni per raccogliere e analizzare materiale, testimonianze, prove scientifiche, al fine di arrivare a verità condivise. 
Volevo ricordare che già il Concilio Vaticano II ribadisse che il Signore sceglie vie particolari per parlare direttamente al popolo. In una lettera della nostra Accademia pubblicata nell’anno 2000, si legge: “Una pietà mariana che accolga con cordiale riconoscenza e con serena libertà le manifestazioni straordinarie della beata Vergine – apparizioni, visioni… – riconosciute dall’autorità ecclesiastica e veda in esse un segno della sua materna misericordia; che consideri nella loro giusta luce ‘messaggi’ e ‘promesse’ che Ella rivolge, spesso attraverso umili creature, ai suoi figli: sono infatti un incitamento perché essi vivano secondo i dettami del Vangelo, un prolungamento della parola che la Madre di Gesù disse ai servi delle nozze di Cana: ‘Fate quello che vi dirà’ (Gv 2,5); non intendono quindi né completare il Vangelo né sostituirlo con ‘vie più facili’, al contrario mirano a ravvivare nei discepoli la necessità della conversione e della sequela di Cristo sulla via regale della croce”. Queste parole spiegano bene il nostro interesse nelle apparizioni.

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