Vitorchiano - l’oasi della spiritualità benedettina
Di Wlodzimierz Redzioch
Da tanti anni si osserva un calo delle vocazioni femminili alla vita religiosa. Questa tendenza è particolarmente evidente in Nord America e in Europa. Ma in Occidente ci sono ancora "isole felici", dove non mancano vocazioni. Una di queste “isole” è il monastero delle trappiste a Vitorchiano, nella parte settentrionale del Lazio, tra le storiche città di Viterbo e Montefiascone. Anche se si tratta di un ordine di clausura, qui non mancano candidate alla vita religiosa decise di consacrare completamente la loro vita a "cercare Dio". Ci sono così tante suore (ora 75) che il monastero fa delle nuove fondazioni nel mondo. Da 30 anni, a capo di questa comunità trappista c’è Madre Rosaria: badessa dal 1988, monaca dal 1973. Ho incontrato Madre Rosalia per parlare di questa straordinaria oasi di vita religiosa che è Vitorchiano.
Włodzimierz Rędzioch: - Madre Rosalia, chi sono le trappiste?
La badessa Rosaria: - Noi siamo stati fondati nell’XI secolo, come ordine cistercense della stretta osservanza. Avevano tre fondatori e poi c’è stato un grande sviluppo con la fondazione del monastero di Cîteaux (in latino Cistercium) e con san Bernardo. Seguiamo la regola di san Benedetto ma nell’intenzione dei fondatori era di ritornare all’autenticità della regola. Ben presto è nato anche il ramo femminile dell’ordine. Nei secoli successivi c’è stata una divisione all’interno dell’ordine ed è nato il ramo dei trappisti cioè i cistercensi della stretta osservanza. Il nostro ordine si è diffuso in tutto il mondo.
- E tra tanti monasteri uno, il vostro, si trova nel Lazio, tra le città di Viterbo e Montefiascone, tra il lago di Vico e di Bolsena. Quando è stato fondato il monastero a Vitorchiano?
- Noi siamo stati fondati nel 1875 a San Vito, vicino a Torino. Poi ci siamo trasferiti a Grottaferrata sui Colli Albani e successivamente qui nel 1957. I motivi dei trasferimenti sono stati legati alle nuove vocazioni e alle strutture che diventavano troppo piccole e fatiscenti.
- Nella Chiesa si parla tanto della crisi vocazionale, specialmente negli ordini femminili ma nella vostra comunità ci sono sempre nuove monache. Da dove vengono queste vocazioni all’ordine delle trappiste?
- Negli anni 50 e 60 le vocazioni venivano dalle realtà vive della Chiesa di allora cioè dall’Azione Cattolica, invece dagli anni 70 in poi le vocazioni venivano prima di tutto dai movimenti, come per esempio da Comunione e Liberazione. Oggi siamo 75 monache: la maggior parte sono italiane, ma abbiamo qualche suora dalla Repubblica Ceca, un’ungherese, una malgascia, un’argentina, una guatemalteca, un’americana.
- Perché una donna d’oggi si fa monaca? Qual è il “segreto” di Vitorchiano per attrarre donne anche nei nostri tempi?
- Prima di tutto la radicalità di scelta della sequela di Cristo. Nella nostra comunità che, dal punto di vista pastorale, non ha opere tutta la giornata, tutta la vita è tesa alla ricerca di Dio. La nostra vita, spoglia ti tante cose, invita alla ricerca di Dio coloro che hanno scoperto che Dio è risposta a tutte le domande dell’uomo. La vita così essenziale indica che la vita terrena è transitoria e che c’è la vita al di là che ci attende. Questo è il punto centrale della nostra esistenza. Ovviamente le motivazioni così “pure” si acquistano con gli anni che passano ma questa è sempre una spinta di fondo. Perciò le vocazioni vanno seguite e c’è un grosso lavoro da fare da punto di vista formativo. E’ in questo campo un ruolo fondamentale svolge l’intera comunità che deve dare una precisa proposta di vita.
- E qual è la vostra proposta?
- La nostra comunità propone di vivere la regola di San Benedetto nel XXI secolo. E’ una proposta di ricerca di Dio attraverso una vita comune nella via d’obbedienza, d’umiltà, di carità fraterna vissuta veramente.
- Quali sono le storie delle donne che sono entrate nel vostro monastero?
- La maggior parte sono le donne giovani che vengono degli ambienti universitari, già dopo gli studi e la laurea. Abbiamo monache che sono qui dopo gli studi di medicina, di architettura, di lettere, di matematica, di fisica, di filosofia ecc.
- Grazie al numero consistente delle suore potevate fare delle nuove fondazioni…
- E’ vero. Tante vocazioni permettevano la fondazione di nuovi monasteri un po’ in tutto il mondo a partire dal 1968: la prima fondazione l’abbiamo fatta in Italia, a Valserena in Toscana. Successivamente in Argentina, Cile e Venezuela, poi in Asia, in Indonesia nell’isola di Giava, nelle Filippine in Mindanao. La penultima fondazione l’abbiamo fatta nel 2007 nella Repubblica Ceca, vicino a Praga. Invece l’anno scorso il capitolo generale del nostro Ordine ha approvato il progetto della nuova fondazione in terra portoghese, nella diocesi di Bragança-Miranda. Stiamo raccogliendo i fondi per costruire la foresteria che servirà come un piccolo monastero provvisorio finché non sarà costruito il vero monastero.
- Come vengono prese le decisioni di dar vita alla nuova fondazione?
- Normalmente è una risposta alla chiamata della Chiesa. Per esempio, nel caso della Repubblica Ceca è stata la richiesta fatta dal card. Vlk, allora arcivescovo di Praga, nel caso del Portogallo, l’invito del vescovo José Cordeiro di Bragança-Miranda. In altri casi, c’era la presenza del monastero maschile che ci ha spinte a fare anche una fondazione femminile. Ovviamente, devono esserci anche dei segni all’interno della comunità stessa, prima di tutto una consistenza numerica e anche possibilità economiche. Non basta creare una fondazione: per i primi anni bisogna accompagnare in tutti i sensi la nuova comunità che deve crescere e consolidarsi.
- Voi, trappiste, vivete secondo la regola di san Benedetto: ora et labora. Come è la vita quotidiana nel monastero?
- Si alterna la preghiera, il lavoro e lectio Divina. Il centro è l’Eucaristia ogni mattina.
- Avete un cappellano?
- Abbiamo un cappellano, un trappista belga. La presenza di un sacerdote fisso è molto importante per una grande comunità come la nostra, per la celebrazione della Santa Messa ma anche per le confessioni.
- Che cosa fate per mantenervi?
- Il monastero occupa 33 ettari di terreno, tra cui abbiamo un uliveto, una vigna e dei frutteti. Allora prima di tutto produciamo il vino che vendiamo anche all’estero. Facciamo tante marmellate che sono la fonte principale delle nostre entrate. Facciamo anche i biglietti augurali ma oggi è un settore in crisi.
- Come sono i vostri rapporti con il “mondo esterno”?
- Noi abbiamo i rapporti con le persone esterne attraverso le suore che si occupano della foresteria. La nostra foresteria è piccola e non c’è spazio per tante persone. Per di più teniamo il posto per i familiari delle nostre sorelle che vengono da noi in visita. Abbiamo anche i contatti con la diocesi. Il nostro vescovo ci ha chiesto per esempio di aiutare gli altri monasteri di clausura che sono in condizioni più precarie. E noi cerchiamo di essere aperte a questo tipo di sollecitazioni.
- Oggi, nella Chiesa si pone tanto accento sull’attivismo caritativo, sociale ed anche politico. Come questo fatto viene percepito dentro una comunità che vive solo per Dio?
- Noi non siamo separati dal mondo perciò percepiamo delle preoccupazioni circa il momento attuale nella Chiesa e i rischi di perdere di vista l’autenticità del messaggio cristiano. Un momento così ci spinge ad andare in fondo della nostra vocazione. La nostra risposta ai problemi del mondo e della Chiesa è la continua conversione personale e la preghiera continua.
- Lei, Madre, ha detto che la maggior parte delle monache che sono entrate nel monastero sono giovani. In questi mesi si sta preparando in Vaticano il Sinodo dei Giovani. Io ho sentito una giovane suora che partecipava alla fase preparatoria del Sinodo e che è rimasta scioccata dal carattere “rivendicativo” dei documenti preparatori. Come se la Chiesa rinunciasse a proporre ai giovani l’immutato messaggio di Cristo per “accontentare” le loro richiese e rivendicazioni. Ma in questo modo non si scoraggia i giovani a seguire l’esigente strada vocazionale?
- Anch’io ho sentito le voci preoccupate per il tipo di domande fatte ai giovani e per le loro risposte. Vedremo quale influenza avrà questo atteggiamento della Chiesa sulle vocazioni sacerdotali e religiose.
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Sito e indirizzo email del monastero di Vitorchiano: www.trappistevitorchiano.it trappa@vitorchiano.it
Il testo in polacco è stato pubblicato sul settimanale “Niedziela”