La Cina dopo il XIX Congresso del Partito Comunista Cinese

L’intervista con p. Bernardo Cervellera, direttore dell’Agenzia Asianews

Włodzimierz Rędzioch: - Nel mese di ottobre si è svolto a Pechino il XIX Congresso del Partito Comunista Cinese. Il 18 ottobre al Congresso ha parlato Xi Jinping, il segretario generale del Partito. Nel suo discorso durato quasi 3 ore e mezza ha parlato del passato ma prima di tutto del futuro, prospettando che la Cina diventerà la più grande potenza mondiale. Un discorso da nuovo Mao?

P. Bernardo Cervellera: - Xi ha tratteggiato i risultati dei passati cinque anni sotto la sua leadership e il “sogno” di un “socialismo con caratteristiche cinesi per una nuova era”, capace di portare la nazione a un “benessere medio” entro il 2020 (a 100 anni dalla fondazione del Pcc), e a una nazione leader del mondo nel 2050 (a 100 anni dalla fondazione della Repubblica popolare). Secondo Xi la Cina del 2050 sarà una nazione caratterizzata da “prosperità”, “bellezza”, “pulizia” (ecologica) al centro della scena mondiale e fin da ora un modello per le altre nazioni.

- Commentando questo discorso di Xi da “leader del mondo”, l’Agenzia ufficiale, la Xinhua, ha sottolineato che “il XXI secolo sembra mostrare che il capitalismo perde il suo fascino, mentre il movimento socialista, guidato dalla Cina, prende piede in modo rapido”. L’unica condizione perché tale “sogno cinese” di leadership si avveri: il Partito deve controllare e “guidare” ogni cosa e deve “opporsi con risolutezza” alle azioni che minino la sua autorità. Ma questo significa la conferma del carattere totalitario del regime comunista, che vuole controllare tutto. Ovviamente anche le attività religiose?

- Ovviamente. Secondo Xi, per sostenere e sviluppare il socialismo con caratteristiche cinesi il Partito applicherà in pieno la sua politica di base sulle attività religiose, “mantenendo il principio secondo cui le religioni in Cina devono essere cinesi nell’orientamento, e provvederà guida attiva alle religioni così che esse possano adattarsi alla società socialista”. Xi ha sottolineato che le religioni sono strettamente «legate alla sicurezza dello Stato e all’unità della nazione». Per questo è necessario che le comunità religiose «mescolino le dottrine con la cultura cinese, obbedendo alle leggi cinesi e votandosi completamente alla riforma della Cina e alla modernizzazione socialista per contribuire alla realizzazione del sogno cinese». In parole povere Xi vuole “sinicizzare le religioni” per gli scopi politici.

- Dall’inizio del suo pontificato papa Francesco ha espresso più volte il suo desiderio di visitare la Cina. Lo ha fatto durante le conferenze stampa in occasione dei viaggi e in un’intervista al giornale spagnolo El Pais nel gennaio 2017, dicendo che a lui sarebbe piaciuto visitare la Cina “non appena essi mi mandano un invito”, anche se il Papa si rende conto della complessità della situazione e perciò nell’Angelus del 21 maggio 2017 ha chiesto ai fedeli di pregare “Maria nostra Madre, perché ci aiuti a discernere la volontà di Dio circa il cammino concreto della Chiesa in Cina”.

- Al margine del Congresso Pcc, Wang Zuoan, direttore dell’Amministrazione statale per gli affari religiosi (Sara), ha dato un’intervista dove loda papa Francesco per il suo carattere amichevole verso la Cina e per il suo ripetuto desiderio di visitarla, ma puntualizza le due condizioni in cui possono avvenire i rapporti fra Cina e Vaticano: il Vaticano deve rompere le cosiddette “relazioni diplomatiche” con Taiwan e non deve interferire negli affari interni della Cina, nemmeno in nome degli affari religiosi. Insomma la Cina pone sempre le stesse condizioni.

- Dopo il Congresso Xi è ancora più forte?

- Xi è alla ricerca del potere assoluto e alla vigilia del Congresso molti si domandavano se Xi avrebbe riempito il Politburo di persone tutte di sua fiducia. Invece le nomine mostrano che Xi ha preferito la spartizione del potere fra i diversi gruppi presenti nel Pcc. Insomma, ha scelto la compartecipazione e l’unità per salvare il Partito dalle divisioni e dal crollo.

- E’ vero che Xi non ha scelto il suo successore?

- E’ vero. Rompendo una tradizione che durava dai tempi di Deng Xiaoping, nel nuovo Comitato permanente del Politburo non vi è nessun 50enne, che sarebbe potuto apparire come un possibile successore di Xi quando questi concluderà il suo mandato nel 2022. Alcuni analisti pensano che nei piani di Xi, questo sia un modo per prepararsi a guidare il Partito anche dopo il suo secondo mandato.

„Niedziela” 48/2017

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