Francia – tornano i giacobini?

Conversazione di Włodzimierz Rędzioch con il card. Paul Poupard

Il 20 dicembre del 2007 è stato per me un giorno particolare: per la prima volta ho visto una cerimonia di conferimento del titolo di canonico onorario della Basilica Lateranense a un presidente francese, Nicolas Sarkozy. Il primo a riceverlo fu Enrico IV nel 1604. Il titolo spetta agli inquilini dell’Eliseo in quanto successori dei re di Francia, “Figlia maggiore della Chiesa”. Lo hanno ricevuto in precedenza De Gaulle, Giscard d’Estaing e Chirac, mentre non l’hanno voluto Coty, Pompidou e Mitterrand. Dai tempi di Enrico IV ogni 13 dicembre, festa di santa Lucia, si celebra nell’Arcibasilica papale una Messa con la specifica intenzione per “la felicità e la prosperità della Francia”. Il giorno del suo possesso dello “stallo” da canonico, Sarkozy ha tenuto nel Palazzo del Laterano un importante discorso che è rimasto impresso nella mia memoria. Per la prima volta ho sentito un presidente francese parlare delle radici cristiane della Francia e allo stesso tempo di laicità positiva che non considera la religione come un pericolo ma come una risorsa. Sarkozy ha detto: “La laicità non potrebbe essere negazione del passato. Non ha il potere di tagliare alla Francia le sue radici cristiane. Ha cercato di farlo. Non avrebbe dovuto. Come Benedetto XVI, ritengo che una nazione che ignori l’eredità etica, spirituale, religiosa della propria storia commetta un crimine contro la propria cultura, contro quel miscuglio di storia, di patrimonio, d’arte e di tradizioni popolari che impregna profondamente il nostro modo di vivere e di pensare. Strappare le radici vuol dire perdere il significato, indebolire il cemento dell’identità nazionale e inaridire ulteriormente i rapporti sociali che tanto hanno bisogno di simboli di memoria” aggiungendo: “Dobbiamo accettare le radici cristiane della Francia, e anche valorizzarle, continuando a difendere la laicità giunta a maturità”. Nel suo discorso il Presidente ha pronunciato le parole memorabili: “Per tanto tempo la Repubblica laica ha sottostimato l’importanza dell’aspirazione spirituale” e “La Francia ha bisogno di cattolici convinti che non temano di affermare ciò che sono e ciò in cui credono”.

Włodzimierz Rędzioch: - Lei, Eminenza, personalmente ha potuto sentire questo discorso del Presidente. Adesso, dalla prospettiva degli anni passati, si è chiesto perché la Francia non ha continuato sulla strada indicata da Sarkozy ed è tornata di nuovo la Francia del laicismo combattente?

Card. Paul Poupard: - Avevo incontrato il presidente Sarkozy qualche mese prima della cerimonia a san Giovanni in Laterano, durante i funerali del card. Lustiger che furono celebrati nella cattedrale di Notre-Dame di Parigi, il 10 agosto. Allora conoscendo me, dopo aver pronunciato il suo discorso, si è avvicinato a me dicendo: “Cosa ne pensate del mio discorso?” Gli ho risposto che, da discendente dei Vandeani, gli sono riconoscente per avere pubblicamente ammesso che i miei antenati furono le vittime della Repubblica francese. Per quanto riguarda il suo discorso, vorrei sottolineare una cosa: tutti l’avevano ritenuto una novità invece non era così. Quando Giovanni Paolo II ricevette Jacques Chirac il 20 gennaio 1996, il presidente disse: “Quando celebreremo nella vostra presenza il 1500° anniversario del battesimo di Clodoveo, re dei franchi - il Papa doveva visitare la Francia nel settembre 1996 – ,questo evento mostrerà la forza e la ricchezza del legame tra la Sede di Pietro e la Francia, figlia primogenita della Chiesa”. Ancora prima, il generale De Gaulle parlava di questo legame, quando fece la visita a Giovanni XXIII il 27 giugno 1959.

- Come mai la Francia viene chiamata “figlia primogenita della Chiesa”?

- Il papa Alessandro VI nel 1495 accolse Carlo VIII e lo salutò come “re di Francia, figlio primogenito della Chiesa”. Per secoli i papi si rivolgevano ai re di Francia in questo termine: “figlio primogenito”. E successivamente siamo passati da re, “figlio primogenito”, alla Francia “figlia primogenita della Chiesa”.

- Ma dopo la presidenza Sarkozy, la “figlia primogenita” sta contrastando la Chiesa e vuole eliminare il cattolicesimo dalla sfera pubblica…

- Vede, si può parlare della storia complicata di “deux Frances”: c’è la Francia dell’eredità cristiana e la Francia dei Lumi. Queste due Francia si sono combattute durante i secoli. Giovanni Paolo II durante la visita al Parlamento Europeo l’11 ottobre 1988 disse: “Da quando, in terra europea, si sono sviluppate, in epoca moderna, le correnti di pensiero che a poco a poco hanno allontanato Dio dalla comprensione del mondo e dall'uomo, due visioni opposte alimentano una tensione costante fra il punto di vista dei credenti e quello dei fautori di un umanesimo agnostico e a volte anche «ateo». I primi, ritengono che l'ubbidienza a Dio sia la sorgente della vera libertà, che non è mai libertà arbitraria e senza scopo, ma libertà per la verità e il bene, due grandezze che si situano sempre al di là della capacità degli uomini di appropriarsene completamente. Sul piano etico, questo atteggiamento fondamentale si traduce nell'accettazione di principi e di norme di comportamento che si impongono alla ragione o derivano dall'autorità della Parola di Dio, di cui l'uomo, individualmente o collettivamente, non può disporre a suo piacimento, secondo l'arbitrio delle mode o dei propri mutevoli interessi.
Il secondo atteggiamento è quello che, avendo soppresso ogni subordinazione della creatura a Dio, o a un ordine trascendente della verità e del bene, considera l'uomo in se stesso come il principio e la fine di tutte le cose, e la società, con le sue leggi, le sue norme, le sue realizzazioni, come sua opera assolutamente sovrana. L'etica non ha allora altro fondamento che il consenso sociale, e la libertà individuale altro freno se non quello che la società ritiene di dover imporre per la salvaguardia di quella altrui. Presso alcuni, la libertà civile e politica, già conquistata attraverso un capovolgimento dell'antico ordine fondato sulla legge religiosa, viene ancora concepita come accompagnata dall'emarginazione, ovvero la soppressione della religione, in cui si tende a vedere un sistema di alienazione”. E aggiunse: “Dopo Cristo, non è più possibile idolatrare la società come grandezza collettiva divoratrice della persona umana e del suo destino irriducibile. La società, lo Stato, il potere politico appartengono al quadro mutevole e sempre perfettibile di questo mondo. Nessun progetto di società potrà mai stabilire il Regno di Dio, cioè la perfezione escatologica, sulla terra. I messianismi politici sfociano spesso nelle peggiori tirannidi. Le strutture che le società si danno non valgono mai in modo definitivo, esse non possono neppure procurare da sole tutti i beni ai quali l'uomo aspira. In particolare, non possono sostituirsi alla coscienza dell'uomo, né alla sua ricerca della verità e dell'assoluto”.
In Francia vediamo tuttora attive queste due visioni antagoniste del mondo e dell’uomo. E siccome c’è un’alternanza al potere, dopo Sarkozy è arrivato il nuovo presidente Hollande, e con lui le persone che hanno un’altra visione della realtà.

- Ma per loro la storia di Francia è cominciata con la Rivoluzione Francese…

- Questa gente dimentica che non si può cancellare la storia. Chi lo dice, ha una visione ideologica della storia. Purtroppo, certi ambienti a nome della laicità promovevano e stanno promovendo il laicismo, e sono due cose diverse. Per me, la laicità è la garanzia giuridica di libertà di coscienza di tutti i cittadini, invece il laicismo è l’adozione di una ideologia e di una concezione di vita che esclude tutte le altre. Purtroppo, la gente attualmente al potere ha dimenticato anche che il primo compito di un responsabile politico è di lavorare per l’unione della nazione, e non di alimentare gli antagonismi.

- La Rivoluzione Francese aveva come suo motto e simbolo le parole: Liberté, Égalité, Fraternité. Ma il tentativo d’introdurre questi ideali fu segnata già dall’inizio dal crimine che tanti studiosi ritengono il primo genocidio della modernità. Robespierre ed altri membri del Comitato di salute pubblica progettarono la soppressione dei vandeani di cui la colpa era di essere cattolici e monarchici. Più del 20% della popolazione comprese donne (anche in stato di gravidanza), bambini, anziani e religiosi cattolici furono ammazzati nei campi di sterminio e con i metodi di massa per annegamento e asfissia. Lei, Eminenza, è discendente dei vandeani allora conosce bene questo argomento. Come questo genocidio, peccato originale della rivoluzione, ma anche il famoso detto di Robespierre “Nessuna libertà per i nemici di essa” hanno pesato sul modo di agire della Francia laica?

- Fino a poco tempo fa i libri di storia presentavano i fatti della guerra di Vandea unicamente sotto il profilo politico e militare. Io invece, in occasione del bicentenario, ho scritto i libri dove dimostro che la motivazione del genocidio dei Vandeani era fondamentalmente religiosa. Studiando gli archivi della mia famiglia, ho scoperto che i miei antenati, all’inizio, come tanta altra gente, erano per la rivoluzione, perché i contadini volevano meno tasse e più libertà. Ma la situazione cambiò quando una parte dei sacerdoti si piegava e giurava sulla Costituzione civile e non riconosceva il papa. La gente non volevano tali sacerdoti. Una donna del mio villaggio fu ghigliottinata perché non voleva “i nuovi sacerdoti ma i vecchi”, cioè non voleva i sacerdoti che hanno tradito il papa. Sono riconoscente al Santo Padre Giovanni- Paolo II che ha beatificato questa donna.


La storia di Vandea è anche la storia della mia famiglia, perché Jacques Cathelineau, sopranominato "il santo dell'Angiò", che ha cominciato la ribellione contro i repubblicani era l’antenato di mia zia. La ribellione fu fatta dalla gente semplice con poche armi ma animata di grande fede. Napoleone chiamò la guerra di Vandea, “guerra dei giganti”. Disse anche, che se l’esercito dei Vandeani non si fosse fermato a Nantes e avesse continuato fino a Parigi, avrebbe rovesciato la repubblica.

- Non a caso ho rievocato la storia della rivoluzione. Perché dopo Sarkozy al potere è arrivato Hollande che ha scelto come suo ministro dell’Istruzione Vincent Peillon che è l’autore del libro: “La Révolution française n’est pas terminée”. Il massone Peillon, allievo del filosofo decostruzionista Maurice Merleau-Ponty, precisa che “abbiamo fatto la rivoluzione essenzialmente politica, ma non quella morale e spirituale. Quindi abbiamo lasciato la morale e la spiritualità alla chiesa cattolica. Dobbiamo sostituirla (…) Bisogna inventare una religione repubblicana e questa nuova religione è la laicità”. E il ministro continua: “La rivoluzione implica l’oblio per tutto ciò che precede la rivoluzione. E quindi la scuola gioca un ruolo fondamentale, perché la scuola che deve strappare il bambino da tutti i suoi legami prerepubblicani per insegnargli a diventare un cittadino. E’ come una nuova nascita, una transustanziazione che opera nella scuola e per la scuola, la nuova chiesa con i suoi nuovi ministri, la sua nuova liturgia e le sue nuove tavole della legge”. Questa idea di “costruzione del cittadino”, che ricorda tanto il tentativo di costruire “l’homo sovieticus” sotto il regime comunista dell’Unione Sovietica, nella sua Francia democratica non La preoccupa?

- Uno dei pensieri della rivoluzione era: “A nome della libertà si deve ammazzare i nemici della libertà”. Tale pensiero è stato la fonte di totalitarismi. Così è stato con i gulag: tutti gli storici mostrano il legame tra la Rivoluzione Francese e la rivoluzione bolscevica, ma anche i campi di concentramento. Siccome questi politici ritenevano che la visione scientifica del mondo sia l’unica valida, chi non l’accetta, è una persona malata, che deve essere messa a tacere. Perciò scegliere l’ideologo Peillon come ministro dell’istruzione era una scelta terribile. In Francia dal 1905 vige la famosa legge di separazione tra lo Stato e la Chiesa, ma per i laicisti la più importante è la separazione tra la Chiesa e la scuola, perché proprio alla scuola vogliono formare “un uomo nuovo”. E’ tragico che, dopo due secoli dalla rivoluzione francese, dopo decine di milioni di vittime di questa visione sbagliata del mondo, torna il totalitarismo laicista. Dove non è riuscito il comunismo, prova di nuovo il laicismo.

- Tanti analisti della società francese sottolineano che dietro la “rivoluzione culturale” dei socialisti c’è una fortissima influenza delle logge massoniche. Come mai la vita pubblica in Francia continua ad essere così fortemente condizionata dalla massoneria?

- Bisognerebbe ricordare un po’ la storia. La massoneria è nata in Inghilterra e all’inizio aveva un carattere spirituale: si venerava l’Essere supremo. Nei Paesi anglosassoni ci sono anche le logge dei credenti. Invece la massoneria maggioritaria francese è anticlericale e anche anticristiana. E’ diventata un potere occulto ma adesso è così forte che non è più occulto: ministri della Repubblica si presentano apertamente come massoni. Alcuni di loro – preferisco non fare dei nomi - sono del parere che bisogna eliminare i nemici della libertà, cioè noi cattolici. Ma la storia non è finita e bisogna vedere cosa succederà in futuro. Grazie a Dio, il popolo francese è rimasto ben lontano da queste ideologie.

- I popoli sono lontani dalle ideologie laiciste ma vengono governati dalle “élite” laiciste…

- E’ così spesso. Sono gli effetti perversi della democrazia. Come spiegare che in un Paese come Malta Dom Mintoff, eletto dal popolo al 95% cattolico, ha perseguitato la Chiesa? Anche nel Messico cattolico il potere ha perseguitato fino a poco tempo fa un popolo credente. Mi ricordo che prima della visita di Giovanni Paolo II in Messico, le autorità avevano chiesto il passaporto del Papa per il visto. Ovviamente il Papa non aveva il passaporto, e quando è arrivato in Messico, il presidente ha fatto il più breve discorso di saluto che io mai abbia sentito: “Buon giorno, Signore. Le auguro il successo tra i suoi co-religionari”. Questa freddezza del presidente contrastava con l’entusiasmo di milioni di persone che accoglievano il Papa. E allora i credenti, come d’altronde in Polonia, si sono resi conto che la nazione sono loro e non le persone che si sono impadronite del potere.

- Nella cittadina di Ploȅrmel è stata rimossa la statua di Giovanni Paolo II perché violerebbe la legge sulla laicità. Invece in un comune di Publier in Alta Savoia un tribunale amministrativo ha ordinato di rimuovere dal parco pubblico la statua della Madonna. A questi atti amministrativi si aggiungono gli atti di vandalismo contro luoghi di culto, simboli cristiani e i sacerdoti in costante crescita. Si parla ormai apertamente di un tentativo di sradicare ogni segno cristiano dalla sfera pubblica. In una lunga inchiesta apparsa sul Figaro, Delphine de Mallevoüe ha chiamato questi fenomeni “jihad laico”. Cosa ne dobbiamo pensare?

- La gente che segue questa assurda ideologia approfitta di ogni occasione per manifestare il suo laicismo: impedire qualsiasi manifestazione religiosa nella sfera pubblica. Ma ci sono anche dei segnali positivi. Quando qualche comune francese ha vietato l’esposizione del presepe, il Consiglio di Stato ha riconosciuto che il presepe fa parte della nostra cultura, allora può essere esposto come espressione culturale. Anche in Italia c’era un tentativo di eliminare i crocifissi dalle scuole e dagli ospedali, ma la Corte di Strasburgo ha riconosciuto che il crocifisso è un elemento della tradizione che non offende nessuno. Ma la guerra continua e noi dobbiamo esserne coscienti!

„Niedziela” 7/2017

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