SHIRIN EBADI, LA PRIMA DONNA MUSULMANA PREMIO NOBEL, RIFLETTE SULLA SITUAZIONE NEL SUO PAESE, IRAN
Di Włodzimierz Rędzioch
Shirin Ebadi è nata nell’antica città di Hamadan nella parte nord-occidentale dell’Iran, nel 1948 la sua famiglia si trasferì a Teheran, dove studiò giurisprudenza presso l'università di Tehran: dopo la laurea divenne magistrato. Dal 1975 al 1979 ricoprì la carica di presidente di una sezione del tribunale di Teheran. Nel 1979 ebbe luogo la rivoluzione islamica sotto la guida di Khomeini. Ebadi, come tanti altri iraniani, era piena di speranze: in uno dei suoi libri così ha descritto quei momenti:«Lo scià è scappato e il primo febbraio l’Ayatollah Khomeini rientra in Iran, dopo 14 anni d’esilio. L’11 febbraio i rivoluzionari annunciano la vittoria. Siamo felici, pensiamo sia l’inizio di una nuova fase, segnata dalla libertà. E invece, l’8 marzo la radio comunica che le impiegate della pubblica amministrazione devono coprire i capelli col foulard». Era un’amara delusione.
WŁODZIMIERZ RĘDZIOCH: - Shirin Ebadi, che cosa è diventato l’Iran dell’ayatollah Khomeini?
SHIRIN EBADI - Lo slogan della rivoluzione del 1979 era: “indipendenza e libertà”. Quello che la gente voleva. Però questo desiderio del popolo non è stato realizzato. Nessuno ha ottenuto la libertà e abbiamo perso le libertà individuali che ognuno di noi aveva. Abbiamo interrotto i rapporti con gli Stati Uniti ma il posto degli USA è stato occupato dalla Cina.
- Come è oggi la situazione dei diritti umani nell’Iran?
- In Iran la violazione dei diritti umani è una cosa costante. Ed è talmente grande che l’ONU ha voluto il proprio osservatore speciale per la situazione dei diritti umani. Ma il regime non ha dato il permesso a questo osservatore per entrare nel Paese. Però questa persona, grazie alle informazione fornite dalla gente e dagli attivisti, ha potuto dare la sua valutazione della situazione. Tutti queste relazioni parlano della situazione gravissima: il numero delle esecuzioni capitali è molto alto, in media 3 persone al giorno; abbiamo la discriminazione a base di genere e di religione; la censura è molto forte.
- Parlano delle discriminazioni basate sul genere vorrei ricordare che Lei, perché donna, fu costretta ad abbandonare la magistratura e a limitare la sua attività professionale. L’islam introduce la netta distinzione tra donna e uomo, ed anche tra credente (musulmano) ed altri: queste distinzioni sono fonte di discriminazioni. Come mai vengono tollerate?
- L’islam ha varie interpretazioni. C’è un islam dei talebani, ma c’è l’islam in Tunisia e Malesia che è molto diverso. Purtroppo, l’islam che viene seguito dal regime iraniano è una interpretazione errata dell’islam. Per esempio, le lapidazioni e il taglio della mano sono entrati a far parte delle nostre leggi penali. Mentre non ci sono più negli altri Paesi islamici. Anche la situazione della donna varia da un Paese islamico all’altro. La situazione della donna è migliore nei Paesi come Marocco e Tunisia. Ma in Iran però la discriminazione basata su genere è forte. Per esempio: la vita della donna vale la metà della vita dell’uomo. In tribunale la testimonianza di un uomo vale come la testimonianza di due donne. Un uomo può sposare quattro donne. Qualche mese fa è stata approvata la legge che permette ad un uomo di sposare la sua figliastra che è una cosa terribile.
- Tutto questo viene previsto dalla legge coranica?
- Le leggi della sharia si dividono in due gruppi: le leggi che regolano il rapporto tra l’individuo e il suo Dio, come la preghiera e il digiuno; queste leggi sono cambiabili e vanno rispettate, chi si sente musulmano deve rispettarle. Ma c’è anche un gruppo di leggi che regolano il rapporto tra la persona e la sua società. Queste leggi dovrebbero dipendere dal tempo e luogo. Possono essere cambiate anche se bisogna rispettare il loro spirito. Prendiamo l’esempio del taglio della mano che c’è nel Corano. Questa legge vuole punire il ladro e impedire i furti ma quindici secoli fa non c’era il carcere dove confinare un ladro. Le condizioni sono cambiate: oggi la persona può essere arrestata e incarcerata, non bisogna continuare a tagliare la mano. Ecco perché molte leggi della sharia sono cambiate per adeguarle al tempo. Però ci sono dei fondamentalisti che non accettano questo perché pensano come i talebani.
- Qual è il ruolo dell’Iran nel mondo islamico?
- L’Iran interferisce negli affari dei Paesi confinanti. Da quando è cominciata la rivolta in Siria, il regime ha sostenuto Bashar al Asad. Ha dato al governo siriano i soldi e le armi, ha mandato anche le forze militari. L’aiuto iraniano ha fatto sì che è scoppiata la guerra civile in Siria. L’Iran interferisce anche negli affari dello Yemen, dell’Iraq, del Bahrain, dell’Afganistan. Cosi spende i soldi che dovrebbero essere spesi per il benessere del popolo iraniano.
- Questa politica si inserisce nello scontro frontale tra gli sciiti e sunniti?
- Questo è un elemento di questo conflitto. Ma la politica dell’Iran è condizionata dalle sue ambizioni della potenza, perché l’Iran vuole diventare il leader del mondo islamico. Per questi motivi avevamo sempre problemi con l’Arabia Saudita.
- Un altro Paese che mira a diventare il leader del mondo islamico…
- Appunto.
- Sembra che in questo momento l’Occidente e l’Iran abbiano degli interessi comuni…
- Secondo me non è così. E vero che l’Occidente e l’Iran avevano i nemici in comune: prima i talebani adesso l’ISIS. Ma avere un nemico comune non vuol dire avere i comuni interessi.
- L’Iran è sottoposto da anni alle sanzioni economiche a causa delle sue ambizioni nucleari…
- Le sanzioni economiche hanno danneggiato molto la popolazione. E adesso si è abbassato il prezzo del petrolio, questo ha fatto sì che il popolo è diventato molto povero. La popolazione vuole che si arrivi ad un accordo sul nucleare per porre fine alle sanzioni. Ma ci sono anche delle persone, gli speculatori, che grazie alle sanzioni sono diventate molto ricche. E loro sono contro gli accordi.
- Qual è il ruolo dei pasdaran, miliziani fondamentalisti e fanatici?
- Purtroppo, i pasdaran hanno un grande potere nel Paese, potere militare ed economico. Per esempio i pasdaran occupano i posti chiave del potere economico.
- Qual è il ruolo della società civile iraniana?
- Nell’Iran c’è la società civile ma il governo tenta di reprimerla. Specialmente dopo l’anno 2009, quando per la seconda volta è stato eletto Ahmadinejad (si pensa in modo fraudolento). Allora hanno chiuso anche la mia ONG.
- Shirin Ebadi, ci incontriamo durante il XIV meeting dei Premio Nobel per la Pace. Potrebbe dirci di che cosa parlano i Premi Nobel durante i vostri incontri annuali?
- Parliamo dei problemi che attualmente affliggono il mondo e discutiamo circa le soluzioni applicabili e realizzabili. Quando finiscono le nostre riunioni, ognuno cerca di sensibilizzare l’opinione pubblica del proprio Paese su tali argomenti. Nessuno di noi ha il potere di realizzare le nostre decisioniperché non abbiamo potere esecutivo, però possiamo creare quest’onda di reazione nell’opinione pubblica.
„Niedziela” 3/2015