Mons. Depo: i mass media sono un dono per costruire un futuro di pace

Redazione Frammenti di Pace, www.frammentidipace.it

Quali sono gli strumenti moderni utilizzati dalla Chiesa per le comunicazioni sociali?

Il mezzo più appropriato per noi è la trasmissione della Parola. È una Parola pronunciata, scritta, trasmessa dalla televisione o da Internet. La Parola ha un grande valore, è il fondamento degli incontri interpersonali. La Chiesa usa la Parola nella predicazione fin dalle origini. E’ il compito indicato da Cristo stesso per adempiere alla sua missione. La relazione tra Dio Padre, il Figlio di Dio e lo Spirito Santo è il primo modello e fondamento di ogni comunicazione. Dal momento che la Parola è diventata verbo e corpo, ha riassunto la nostra storia e condizione umana.

San Francesco di Sales ha detto che la vita terrena ci è stata data per guadagnarci la vita eterna. Può indicarci i criteri che dovremmo seguire come giornalisti per non perdere la rotta per l’eternità?

Dobbiamo tornare all’inizio, all’essenza dell’uomo, quando Dio ci ha creati a sua immagine e ci ha resi intelligenti e liberi. L’uomo è tenuto ad essere responsabile. La nostra bussola immutabile è la coscienza, presente come la voce di Dio nell’uomo. Pertanto bisogna essere costantemente aperti al modo in cui lo Spirito Santo forma le nostre coscienze attraverso la verità raggiungendo la mente, così come attraverso la volontà facendo riferimento alla categoria del bene. E poiché stiamo parlando del bene, bisogna notare che non è sufficiente chiuderci nella dimensione terrena, perché siamo qui per raggiungere la vita eterna. Tutto questo è un dono di Dio.

Come conciliare le informazioni e la funzione formativa dei media?

Il problema di coniugare informazione e formazione è certamente molto importante. Perché oggi, sfortunatamente, c’è la tendenza a fermarsi solo alle informazioni. A volte l’informazione è deformata o manipolata, e quindi non serve alla verità o al bene delle persone e delle comunità. Pertanto, abbiamo bisogno della capacità di riconoscere le informazioni che ci vengono trasmesse. Se hanno l’obiettivo di attaccare qualcuno per distruggerlo, allora dobbiamo evitarle. La verità non può mai essere utilizzata per distruggere un avversario. Qui dobbiamo fare riferimento al concetto di dialogo, che non dovrebbe mai diventare un monologo. Il dialogo consiste nell’apertura verso l’altro, ed è un incentivo ad agire insieme.

Quali sono i vantaggi e i rischi della nostra presenza nella rete digitale?

Presenterò qui un’idea che è diventata popolare grazie all’insegnamento di San Giovanni Paolo II, dicendo che la nostra vita è “un dono e una lotta”. Allo stesso modo, la libertà va intesa anch’essa come un dono e una lotta. Le nuove tecnologie dei media, a cui Internet appartiene, sono certamente un dono, un bene per tutti, ma comportano anche minacce che devono essere disarmate e smascherate. Altrimenti, prima o poi, lo spazio digitale diventerà un mondo che favorisce l’isolamento.
C’è una scomparsa delle relazioni concrete tra le persone. Anche nelle famiglie si assiste al fenomeno dei bambini che si prendono cura dello smartphone, o di altro dispositivo mobile, separandosi dal mondo dei genitori. Questa è la minaccia più grande che potrebbe portare alla demolizione dei legami di comunità tra le persone. Una deriva che può ridurre le relazioni umane e influire negativamente sul futuro. Il mondo digitale comporta da un lato un dono informativo, dall’altro una possibile riduzione delle relazioni interpersonali.

Cosa può dirci in merito alle notizie false (“fake news”) di cui ha parlato anche Papa Francesco?

Da un po’ di tempo i media si sono concentrati sul termine “post-verità”, che dovrebbe significare l’assenza di una verità ultima. Ora alcuni diffondono “notizie false”, menzogne che deformano la percezione della realtà…
La verità è una. E se la riferiamo alle relazioni interpersonali non solo nella dimensione terrena ma anche in quella divina, allora possiamo capire che solo Cristo aveva il diritto di dire: “Io sono la via, la verità e la vita”.

È necessario ritornare a quell’immagine quando Cristo dice a Pilato: “Sono venuto in questo mondo per rendere testimonianza della verità”. Come narra il Vangelo secondo San Giovanni, il sommo sacerdote Anna interrogò Gesù riguardo ai suoi discepoli e alla sua dottrina. Gesù gli rispose: “Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto”.
Aveva appena pronunciato queste parole, che una delle guardie diede uno schiaffo a Gesù dicendo: “Così rispondi al sommo sacerdote?”. Gli rispose Gesù: “Se ho parlato male, dimostrami dov’è il male; ma se ho parlato bene, perché mi percuoti?”.
Dopodiché Pilato chiede a Gesù: “Che cos’è la Verità?”. Questo significa che la lotta per la verità è inseparabile dalla storia dell’uomo. Credo che le nuove generazioni debbano porsi la domanda se la verità viene da Dio, e se Cristo è per noi la Verità personificata. Fu Lui a rivelarci la verità e non la ricusò nemmeno di fronte al pericolo mortale. Ha dato la sua vita. E con la sua vittoria attraverso la Risurrezione, ha dimostrato che la Verità è una.

Viviamo in un mondo molto complicato, spesso simile alla Torre di Babele, dove c’era la confusione delle lingue. Come e dove i giornalisti possono trovare l’energia e la speranza per illuminare e formare l’opinione pubblica?

In Polonia stiamo vivendo un anno pastorale dedicato allo Spirito Santo. Il motto è: “Siamo pieni di Spirito Santo”. Intende dire che, senza l’aiuto dello Spirito Santo, non solo non siamo in grado di riconoscere la verità su Gesù, ma nemmeno la verità su noi stessi, sulla condizione dell’uomo, sul suo destino, sul senso della vita e sulla direzione da seguire.
San Giovanni Paolo II diceva che “andare avanti” significa essere consapevoli dell’obiettivo. Pertanto, auguro a tutti i giornalisti, ai lettori del settimanale cattolico “Niedziela”, agli ascoltatori e ai telespettatori della Tv di essere aperti ai doni e alla luce dello Spirito Santo. Solo così comprenderemo più profondamente qual è il nostro ruolo e potremo camminare verso il futuro con maggiore speranza.

Quali le sfide per l’anno in appena iniziato?

Il Santo Padre Francesco, già nel titolo del suo messaggio per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni di quest’anno, sottintende che il “giornalismo di pace” è uno strumento efficace contro le notizie false che sono disinformazione e che dividono le nostre società e comunità. Le “fake news” alimentano guerre ideologiche e confondono la visione del mondo. Questo è inaccettabile.
E’ chiaro che dobbiamo evitare di servire interessi particolari, egoisti e utilitaristi. Dobbiamo incontrarci su un piano che discute e diffonde la verità autentica. Solo così si può servire la pace. Verità e pace vanno insieme. La pace non è soltanto assenza di guerra, ma deve emergere dalle nostre buone relazioni interpersonali. Mai l’uno contro l’altro, al contrario: aiutatevi l’un l’altro a costruire un mondo che consolidi il futuro e la pace.

Traduzione dal polacco in italiano: don Mariusz Frukacz

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