Per un’Europa da Lisbona a Vladivostok

Redazione Frammenti di Pace, www.frammentidipace.it

Si è concluso ieri a Varsavia il Congresso “Europa Christi”, aprite le porte a Cristo” (19 – 23 ottobre 2017).

Diversi, interessanti e significativi gli interventi, che hanno indicato la possibilità concreta, per l’Europa, di muoversi spiritualmente, culturalmente ed economicamente verso Est.

A questo proposito, Antonio Gaspari, direttore di “Frammenti di Pace”, ha detto:

«Come ha spiegato Jean-Claude Juncker nel discorso sullo stato dell’Unione, noi europei rappresentiamo l’8% della popolazione mondiale; nel 2050 saremo solo il 5%. Per quella data nessun paese dell’Unione europea sarà annoverato fra le principali economie mondiali. Ma se resterà unita, l’Unione europea sarà ancora in testa alle classifiche.

L’Europa è aperta agli scambi con tutti. L’Europa è il primo blocco commerciale del pianeta, ha accordi commerciali in vigore o in fase di negoziazione con più di 140 partner in tutto il mondo.

L’Europa è tra i continenti che esportano di più. Più di 30 milioni di posti di lavoro nell’UE, ossia 1 su 7, dipendono dalle esportazioni verso il resto del mondo.

Nell’ultimo anno sono stati creati 8 milioni di nuovi posti di lavoro e 230 milioni di europei lavorano, più di quanti fossero prima della crisi.

Enormi le risorse utilizzate dall’Europa per assistere le popolazioni in difficoltà, così come gli investimenti per la cooperazione internazionale.

In un contesto commerciale altamente competitivo e conflittuale, sono molteplici i tentativi di dividere e spaccare l’Europa. Molti vorrebbero approfittare della divisione dell’Europa. Ma solo uniti in una federazione sempre più vasta, l’Europa potrà avere un grande futuro.

La grandezza dell’Europa non è mai stata nella sua estensione geografica, né nella sua forza militare. La vera grandezza dell’Europa è nel suo essere stata – ed essere ancora – il centro culturale, sociale, umanistico e religioso più grande e avanzato al mondo.

Scorrendo in una panoramica ideale il corso della storia – dalla civiltà greca all’impero romano, dall’arte medievale all’umanesimo rinascimentale, per arrivare alla rivoluzione scientifica dei nostri giorni – possiamo affermare che i più grandi artisti, poeti, pittori, architetti, scienziati, musicisti, letterati, giuristi, medici, ingegneri, sono nati e cresciuti in Europa.

Aristotele, Platone, Pitagora, Omero, Archimede, Dante, Shakespeare, Cervantes, Leonardo da Vinci, Brunelleschi, Raffaello, Michelangelo, Beethoven, Mozart, Rossini, Verdi, Goethe, Schiller, Eliot, Dickens, Byron, Shelley, Keats, Puskin, Kafka, Dostoevskij, Bach, Chopin, Haydn, Liszt, Schubert, Debussy, Ravel, Vivaldi, Puccini, Bellini, Einstein, Newton, Copernico, Galileo, Faraday, Marconi, Keplero, Volta, Pasteur, Tesla, Gauss, Mendel, Galvani, Bernoulli, Maxwell, Avogadro…

Questi sono solo alcuni dei nomi che vengono in mente. Stiamo parlando dell’eccellenza mondiale nel campo della storia, della filosofia, delle arti, delle scienze.

Non c’è museo al mondo che non dia testimonianza del genio europeo.

Ma insieme alla cultura e alla scienza, c’è un altro elemento che può svolgere un ruolo centrale per il rilancio dell’identità europea: il senso di umanità originato dalle radici e dall’insegnamento cristiano.

Parlando a Bologna agli studenti e ai professori di una delle Università più antiche al mondo, papa Francesco ha espresso il sogno di un nuovo umanesimo cristiano che, da Lisbona a Vladivostok, influenzi tutto il mondo.

In questo contesto, il Papa ha lanciato un appello: “Per favore non abbiate paura dell’unità! Le logiche particolari e nazionali non vanifichino i sogni coraggiosi dei fondatori dell’Europa unita”.

Ed ha aggiunto: “Rinnovo il sogno di un nuovo ‘umanesimo europeo’, cui servono memoria, coraggio, sana e umana utopia”.

In questo contesto la Polonia ha un ruolo importantissimo.

Quello polacco è un popolo che è sopravvissuto al Nazismo e al Comunismo senza perdere la sua identità, né la sua fede, né la sua cultura.

Una nazione che ha fatto crollare una delle dittature più grandi e potenti al mondo, l’Unione Sovietica, con le armi della non violenza e della preghiera.

Una nazione che ha una cultura straordinaria, con ben 13 premi Nobel, di cui 3 per la Pace e 5 per la letteratura

Oggi la Polonia ha un ruolo fondamentale per continuare a rafforzare e far espandere l’Unione Europea. Ed è quello di sviluppare e dare continuità ad una spiritualità mariana che da Fatima passi per Czestochowa ed arrivi fino a Mosca.

Un progetto per dare continuità ad una cultura cristiana che non sia solo capace di far crollare i muri, ma che costruisca ponti e sviluppi di civiltà.

Un Cristianesimo che non si chiuda dentro confini geografici, ma che apra a tutti i popoli in una prospettiva di pace e di speranza.

Un messaggio ed una testimonianza evangelica che tramite la bontà, la condivisione e la carità, illumini le menti e sciolga i cuori.

Il popolo e la Nazione polacca non devono accontentarsi di aver fatto crollare il muro di Berlino. È ora di superare le diffidenze, i pregiudizi e le ferite della storia, per ritrovare una cristianità che da Lisbona arrivi fino a Vladivostok, per un nuovo umanesimo che unisca l’Europa dall’Atlantico al Pacifico»

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