E' MORTO L'AMICO EBREO DI GIOVANNI PAOLO II. JERZY KLUGER RACCONTATO DA SUA MOGLIE IRENE

Włodzimierz Rędzioch

Nel suo famoso libro "Varcare le soglia della speranza" Giovanni Paolo II scriveva: "Ricordo innanzitutto la scuola elementare a Wadowice, dove nella mia classe almeno un quarto degli alunni era composto da ragazzi ebrei. E devo ora menzionare la mia amicizia, ai tempi della scuola, con uno di loro, Jerzy Kluger. Amicizia che ? continuata dai banchi di scuola sino ad oggi". Cos? il mondo ha scoperto l'amicizia tra il Papa e un ebreo polacco. L'ultimo giorno del 2011, sei anni dopo la morte di Giovanni Paolo II, ? deceduto a Roma all'et? di 90 anni anche il suo amico ebreo. Due giorni dopo Jerzy Kluger ? stato sepolto al cimitero romano di Prima Porta nella sezione ebraica. La domenica del 9 gennaio, settimo giorno dopo la sepoltura, secondo l'usanza ebraica, si ? svolta presso la tomba di Kluger la solenne commemorazione del defunto presieduta da un rabbino di Roma, con la partecipazione della vedova, Irene Kluger, sua figlia Linda (la seconda figlia di Kluger ? morta l'anno scorso), l'ambasciatore d'Israele presso la Santa Sede Mordechay Lewy, gli ambasciatori della Polonia: presso la Santa Sede, Hanna Suchocka, e presso il Quirinale, Wojciech Ponikiewski, e da un gruppo di amici. Al cimitero sono risuonati i versi del kaddish - la preghiera ebraica per i defunti. Alla fine i partecipanti hanno lasciato sul luogo della sepoltura una piccola pietra, come vuole la tradizione ebraica.
Dopo la cerimonia ho incontrato Irene Kluger per ricordare suo marito, patriota polacco e amico di Karol Wojtyła.

Włodzimierz Rędzioch: - Quando e in quali circostanze ha conosciuto Jerzy Kluger?

Irene Kluger: - Ho conosciuto mio marito durante la guerra in Egitto dopo la battaglia di El-Alamein (1942). Io ero ufficiale dell'esercito britannico, e lui ufficiale dell'armata polacca del gen. Anders, che combatteva con gli alleati. Vorrei spiegare come il mio futuro marito fin? in Egitto: all'inizio della guerra Jerzy Kluger insieme con suo padre part? da Wadowice all'est per raggiungere l'esercito polacco. Nel 1940 furono arrestati a Lwow dai soldati sovietici e mandati in un campo di lavoro in Siberia. Quando i sovietici si allearono con gli Americani contro la Germania, tanti Polacchi prigionieri nell'Unione Sovietica potevano arruolarsi nell'armata del gen. Anders. Quest'Armata, tramite Uzbekistan e il Medio Oriente, raggiunse l'Egitto.
Io stazionavo ad Alessandria ed al Cairo. Ci siamo conosciuti perché lui, come me, amava tantissimo il tennis. I quei tempi si poteva giocare a tennis in un circolo per gli ufficiali e ci siamo conosciuti l?.

- Vi siete conosciuti, vi siete innamorati e vi siete sposati…

- Si, ci siamo sposati al Cairo. Ma purtroppo la guerra continuava e Jerzy doveva partire con l'Armata polacca partecipando a tutta la campagna militare in Italia, compresa la battaglia di Monte Cassino. Io invece sono tornata in Inghilterra dove mio marito mi raggiunse alla fine della guerra. Ha cominciato a studiare all'Universit? di Nottingham e si ? laureato in ingegneria.

- Come mai Lei, irlandese, e suo marito, polacco, avete deciso di vivere in Italia?

- Prima di tutto, mio marito ha cominciato a fare degli affari in Italia. Siamo venuti in Italia anche per turismo: abbiamo visitato, tra le altre localit?, San Remo e Positano, e ci siamo innamorati di questo Paese. Per di pi? ci piaceva il clima: mia figlia pi? piccola che soffriva d'asma stava meglio in Italia che in Inghilterra, invece Jerzy poteva giocare qui quasi tutto l'anno a tennis (era veramente patito di tennis!). Cos? ci siamo stabiliti in Italia.

- Come si viveva in Italia?

- Negli anni 50. quando siamo arrivati qui, l'Italia ci sembrava un paradiso. Ma eravamo anche giovani, pieni d'entusiasmo.

- Lei, cattolica, ha fatto battezzare le vostre figlie e le cresceva come cattoliche. Questo vuol dire che suo marito era tollerante da punto di vista religioso?

- Mio marito, come d'altronde suo padre, erano gli ebrei s? ma molto tolleranti: non vivevano nel getto ebraico ma avevano tante amicizie tra i polacchi cattolici. Per di pi?, si diventa ebreo se si ha una madre ebrea, allora le figlie mie, di una cattolica, non erano ebree e potevano essere battezzate.

- Il card. Dziwisz ha chiamato Jerzy Kluger "un grande patriota polacco". Che cosa suo marito Le raccontava della Polonia e quali erano i suoi sentimenti verso la sua Patria?

- E' vero che mio marito era un grande patriota polacco: io in 60 anni di matrimonio non sentivo parlare d'altro che della Polonia. Ovviamente parlava della Polonia della sua infanzia e giovinezza che era anche la Polonia del giovane Karol Wojtyła. Non si interessava troppo della situazione politica in Polonia attuale, preferiva leggere i classici della letteratura polacca. Ogni anno nel mese di maggio andava a ricordare l'anniversario della battaglia di Monte Cassino.

- Appunto Jerzy Kluger, da soldato dell'armata polacca del gen. Anders, ha partecipato all'eroica battaglia di Monte Cassino. Per i Polacchi ? un momento importantissimo della storia…

- Il ricordo di questa battaglia era sempre vivo nella memoria di Jerzy. Mi raccontava spesso tutto questo che ? successo a Monte Cassino. Non dobbiamo scordarci che per la partecipazione a questa battaglia mio marito ? stato insignito della grande onorificenza polacca "Polonia Restituta". Per di pi?, non molto tempo fa le autorit? polacche l'hanno promosso da capitano a maggiore.

- Quando ha saputo dell'amicizia tra due ragazzi nati a Wadowice, Jerzy Kluger marito e Karol Wojtyła?

- Durante il Concilio Vaticano mio marito ha saputo dai giornali che arcivescovo di Cracovia si chiamava Karol Wojtyła, allora ha pensato subito al suo amico di Wadowice. E' andato ad un istituto polacco di Roma per trovarlo. Wojtyła non c'era, allora mio marito ha lasciato all'istituto il suo numero di telefono. Poco dopo Wojtyła ha chiamato nel nostro ufficio chiedendo: "Tu sei Jurek Kluger?" Quando ha avuto la conferma, ha chiesto a mio marito di raggiungerlo subito. E cos? dopo un quarto del secolo gli amici di Wadowice si sono ritrovati. Da allora non si sono mai persi i contatti tra di loro. Quando card. Wojtyła stava a Cracovia si sentivano per telefono o si scrivevano; si incontravano quando veniva a Roma.

- Che cosa ? cambiato quando card. Wojtyła ? diventato Papa?

- Mio marito stava dal dentista quando ha sentito alla radio dell'elezione del suo amico. E' tornato a casa eccitatissimo; anch'io ero eccitata. Erano per noi i momenti incredibili. Il giorno dopo la Messa dell'inizio del pontificato c'era un'udienza per i Polacchi nell'Aula Paolo VI durante la quale il Papa e mio marito si sono abbracciati. Da allora Jurek andava spesso dal Papa. Ogni tanto andavamo con tutta la famiglia a pranzo o a cena, sia in Vaticano, sia a Castel Gandolfo. Questi nostri incontri erano cos? semplici e normali, perché lo sentivamo uno di famiglia, ma allo stesso tempo straordinari. Perché Karol Wojtyła era una persona straordinaria. Mio marito me lo diceva sempre: da quando era giovane Wojtyła aveva qualche cosa di pi? degli altri, qualsiasi cosa facesse.
Che Giovanni Paolo II ci voleva bene si pu? dedurre dal fatto ha voluto battezzare mia nipote, darle la prima comunione e sposarla.

- Si parlava di un certo ruolo che suo marito ha svolto nella preparazione della visita di Giovanni Paolo II nella sinagoga di Roma nel 1986 e nell'allacciamento dei rapporti diplomatici tra la Santa Sede e lo Stato d'Israele nel 1993. Cosa potrebbe dirci a questo proposito?

- Per quando riguarda la visita del Papa alla sinagoga, mio marito non ha avuto nessun ruolo in questa faccenda. Ovviamente conosceva il rabbino Toaf ma non frequentava la sinagoga di Roma, perché gli ebrei romani sono sefarditi invece lui era askenazita. Invece mi raccontava che Karol Wojtyła entr? gi? nella sinagoga nel 1936: Wilhelm Kluger, padre di mio marito, organizz? un concerto di un tenore nella locale sinagoga e invit? al concerto anche giovane amico del figlio.
Invece Jurek ha fatto tanto per arrivare a stabilire i rapporti diplomatici tra la Santa Sede e lo Stato d'Israele. Poteva farlo perché conosceva influenti politici israeliani e poteva parlare di certe cose direttamente con il Papa.

- Lei ha voluto che suo marito venisse seppellito in rito israelitico. Questa era la sua volont??

- Per dire la verit? mio marito voleva essere cremato e portato al cimitero ebraico di Londra dove ? morto e dove ? sepolto suo padre. Purtroppo, la legge ebraica non permette la cremazione dei morti allora ho pensato che Jurek dovrebbe essere sepolto qui a Roma, tra gli altri ebrei come lui. Io non sapevo per niente come si organizza un funerale ebraico: ci hanno pensato alla casa di riposo ebraica dove mio marito ? morto. Sono anche grata a tutti gli ambasciatori che hanno voluto venire alla cerimonia commemorativa che si celebra il settimo giorno dopo la sepoltura.

Editore: Tygodnik Katolicki "Niedziela", ul. 3 Maja 12, 42-200 Czestochowa, Polska
Redattore capo: Fr Jaroslaw Grabowski • E-mail: redakcja@niedziela.pl