MEDIA VATICANI – TEMPO DI CAMBIAMENTI

INTERVISTA CON S. E. MONS. CLAUDIO MARIA CELLI,
Presidente del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali

Włodzimierz Rędzioch

- Per tanto tempo la Santa Sede per comunicare aveva a disposizione i media “tradizionali”: la carta stampata (L’Osservatore Romano) e la radio (la Radio Vaticana), a cui si aggiungeva la Sala Stampa Vaticana che dava le notizie ai giornalisti accreditati e il Centro Televisivo Vaticano che forniva il materiale video sia ai privati, sia alle televisioni di tutto il mondo. Quali cambiamenti avvengono in Vaticano in seguito alla recente rivoluzione tecnologica?

Arcivescovo Claudio Maria Celli
- La Santa Sede ha sentito sempre il bisogno di comunicare con il mondo. E qui bisogna sottolineare la lungimiranza di Pio XI che appena percepita l’importanza della radio ha voluto creare una radio vaticana. Il suo desiderio era far sì che le tecnologie potessero servire a far risuonare il più ampiamente possibile il messaggio del Vangelo e lo stesso Magistero del Papa. Da allora la Santa Sede ha sempre utilizzato le tecnologie disponibili per diffondere l’annuncio evangelico. La consapevolezza della dimensione universale del Magistero, è stata sempre la spinta verso le nuove tecnologie, viste come qualche cosa di positivo. Pur riconoscendo i rischi e le difficoltà legate alle nuove tecnologie, l’uomo di oggi sa di avere a propria disposizione mezzi fino ad oggi inimmaginabili. Vorrei sottolineare una cosa: fino a Paolo VI si pensava di utilizzare i mezzi di comunicazione sociale allora a disposizione, cioè la stampa, la radio e la televisione. La nuova riflessione e il grande cambiamento è avvenuto con il pontificato di Giovanni Paolo II e con il documento “Il rapido sviluppo” che ha messo in risalto come le nuove tecnologie non siano più solamente uno strumento ma originino una nuova cultura, quella che noi chiamiamo la “cultura digitale”. Siamo passati da una visione strumentale dei mezzi di comunicazione sociale ad una visione che io chiamerei “ambientale”, cioè i mezzi di comunicazione sono diventati un ambiente dove l’uomo vive.

- Il telefonino è il simbolo di questi nuovi mezzi di comunicazione…

Il telefono cellulare di ultima generazione ormai è uno smartphone, un mini computer che fa molto più che ricevere e fare telefonate. I sistemi operativi sono integrati con numerose nuove funzionalità e servizi web che ci permettono di ricevere informazioni in tempo reale da tutti gli angoli del pianeta. Io ormai vivo nel mondo delle e-mail e dei tweet. Oggi in certi uffici gli impiegati si inviano dei messaggi istantanei, invece di telefonarsi. Ecco perché i mezzi di comunicazione sono diventati un ambiente di lavoro, un ambiente di relazioni. Ed anche qualche cosa di più: sono diventati una rete. Basta pensare alle reti sociali. Tutto questo segna una grande evoluzione ed il magistero degli ultimi Papi (Giovanni Paolo II e Benedetto XVI) è consapevole di questa evoluzione. Perciò negli ultimi messaggi per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali il Papa ha invitato ad esercitare “una diaconia della cultura digitale” in questo contesto e ha parlato di una pastorale nel mondo della cultura digitale. Il Papa ha auspicato che proprio in queste grandi autostrade del mondo cibernetico ci possa essere un luogo dove l’uomo di oggi, sempre più avvezzo ad interagire con sorgenti di informazioni all’interno dello spazio virtuale, possa incontrare Dio. E in riferimento a questo contesto veniva menzionato il paradigma del “cortile dei gentili”. Per questo motivo non basta evangelizzare “attraverso” internet, ma bisogna evangelizzare “in” internet.

- Evangelizzando in internet manca l’incontro tra le persone che è tanto importante…

- Non è così, perché l’incontro in internet non è meno vero. Le faccio un esempio: usando skype ci si incontra e questo incontro è molto più ricco di una conversazione telefonica. Non si può dire che questo incontro è virtuale; è reale, non ha però tutte le dimensioni di un incontro fisico. L’incontro con un’altra persona in internet non è una finzione: io la guardo, le sorrido, le trasmetto le emozioni, ecc. e l’altra persona fa altrettanto con me.

- I cambiamenti più grandi sono avvenuti alla Radio Vaticana che è diventata una vera agenzia di informazione multimediale (P. Lombardi parla del nuovo capitolo nella storia della Radio Vaticana)…

- La multimedialità è tipica della comunicazione di oggi. Come esempio vorrei citare il sito www.news.va, creato dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali. E’ un sito multimediale in quanto, oltre al testo scritto, è possibile accedere alle informazioni tramite file audio e video, creando un legame più diretto con gli utenti. Queste funzionalità “interattive” non devono essere sottovalutate. Esiste anche una pagina sul canale youtube dedicata alle informazioni riguardanti il Santo Padre, grazie alla quale gli utenti internet in tutto il mondo possono seguire direttamente i suoi movimenti. E’ importante ricordare infatti che vi sono molti paesi nel mondo che non trasmettono spesso notizie del Papa in televisione. Ma grazie alla sempre più ampia diffusione di internet a livello globale, è oggi possibile sviluppare un contatto più diretto con molte più persone che altrimenti non si sarebbero potute raggiungere con i canali di comunicazione tradizionali. Altro fattore non trascurabile è il fatto che i file multimediali in internet “rimangono” in rete nel tempo, quindi, anche chi non ha la possibilità di sintonizzarsi per seguire gli eventi o le notizie nel momento in cui vengono trasmessi da radio e televisione, può finalmente accedere ad essi visualizzando i video o i podcast disponibili in rete.

- Come mai sono cessate le emissioni della Radio Vaticana sulle onde corte e medie per l’Europa e le Americhe?

- Al giorno di oggi la gente fa sempre meno uso delle onde corte della radio, nonostante in certi territori si usino ancora, ma bisogna tenere presente anche il fattore dei costi, che, per quanto riguarda le trasmissioni in onda sono molto alti. A questo proposito, la Radio Vaticana intende sviluppare un piano di operatività che sia efficiente e allo stesso tempo sostenibile, non solo dal punto di vista economico ma anche dal punto di vista ambientale. La Santa Sede preferisce quindi che il servizio in onde corte venga svolto da una trasmittente cattolica americana, la quale ha messo a disposizione le proprie tecnologie, i propri “ponti”, per far sì che i programmi in onde corte possano raggiungere nel modo più ottimale le varie zone del mondo dove mezzi di comunicazione diversi dalla radio non sono ancora diffusi.

- La Sala Stampa da 20 anni non si limitava alla pubblicazione del bollettino quotidiano in italiano ma forniva anche le notizie in varie lingue tramite “Vatican Information Service” (VIS). Perché si è rinunciato a questo servizio?

- Da quando è stato fondato il VIS sono emerse due nuove realtà: il grande sito documentale della Santa Sede (www.vatican.va) che è aggiornato sino all’ultimo discorso del Papa e il nuovo portale omnicomprensivo delle notizie dei media vaticani “news.va” (www.news.va). Noi abbiamo pensato che chi è desideroso di conoscere i discorsi e i messaggi del Santo Padre ha ora la possibilità di accedere direttamente a questi siti principali e che pertanto sarebbe stato ideale ottimizzarli. Quindi, nell’attuale contesto, il servizio del VIS non era più necessario e le persone che lì lavoravano sono state assorbite nelle altre strutture mediali (in particolare per il potenziamento del sito news.va).

- Appunto, il Vaticano ha creato un nuovo sito: www.news.va dove sono messi i link dei media vaticani: Radio Vaticana, L’Osservatore Romano, Sala Stampa, Agenzia Fides e Centro Televisivo Vaticano. E’ una prova per “unificare” in qualche modo i media vaticani?

- Il sito news.va è un aggregatore di notizie che appaiono già in tutti i media a disposizione della Santa Sede che Lei ha citato. Questo sito vuole essere in rete la fonte di notizie che riguardano il magistero del Papa, la Curia Romana, il mondo e la Chiesa nel mondo. Chi entra in questo sito ha una pluralità di informazioni multimediali. Grazie al CTV tutte le notizie filmate che riguardano il Santo Padre possono essere viste, via streaming, al computer. Il sito news.va ha un anno di vita. In un anno siamo riusciti ad aprire il servizio di news.va già in 5 lingue (italiano, inglese, spagnolo, francese e portoghese). Oggi, circa 12 mila persone visitano il sito o più. I dati dimostrano che le persone visitano il sito in media 2,5 minuti, questo vuol dire che non sono capitate lì per caso. Secondo, la maggior parte dei visitatori sono visitatori “abituali” cioè visitano il sito regolarmente. Sono contento che tanti vescovi che vengono a Roma in visita “ad limina” ci dicano che la prima cosa che fanno quando entrano in ufficio è aprire il sito news.va. Ma vorrei aggiungere che il sito news.va è ancora in fase di revisione e pian piano stiamo arrivando alla versione definitiva. Stiamo preparando le applicazioni per iPhone e iPad. Inoltre molte notizie che appaiono su news.va appaiono anche su facebook, infatti sono state aperte diverse pagine news.va su facebook nelle diverse lingue. Pertanto il numero delle persone alle quali arrivano le notizie da news.va viene aumentato alla millesima potenza (già 6 milioni di persone hanno visitato il sito tramite facebook). Gli utenti delle suddette pagine facebook di news.va aumentano di giorno in giorno (attualmente sono oltre 16.000 nella sola pagina in inglese) ed ognuno di essi riceve regolarmente le notizie sulla pagina personale.

- In questa situazione c’è ancora lo spazio per la carta stampata?

- Penso di sì. I più grandi giornali del mondo hanno due edizioni: su internet e su carta. La maggior parte dei lettori visitano i rispettivi siti internet ma la carta stampata non è scomparsa. Anche molti giornali cattolici hanno i siti internet per far sì che le persone che leggono il giornale possano fare degli approfondimenti visitando il sito. Certi articoli appaiono con i link dove si possono trovare degli articoli collegati o approfondimenti.

- E’ vero che il Vaticano ha chiesto all’ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers) un dominio .catholic in varie lingue ed alfabeti? Perché?

- Eravamo al corrente dei programmi di sviluppo di internet a livello internazionale e di gestione dei siti web all’interno dello spazio virtuale e questo ci ha indirizzato verso il raggiungimento di nuovi traguardi. La Santa Sede ha pensato che fosse opportuno fare sì che tutto quanto si riferisse al mondo cattolico nello scibile digitale avesse a disposizione un proprio spazio di riferimento, che servisse ad offrire un punto di incontro tra enti, istituzioni e aderenti alla fede cattolica. Abbiamo pertanto fatto domanda agli organismi internazionali competenti per partecipare al processo di assegnazione di un dominio internet di primo livello (lo spazio virtuale che comprende i vari siti web ad esso registrati, al pari di “.com”). Il nuovo dominio sarà riservato ad enti istituzionalmente connessi con la Santa Sede e i benefici consisteranno nell’autenticazione della presenza cattolica online al fine di tutelare la riconoscibilità e la provenienza del messaggio cattolico e della parola del Santo Padre nell’attuale piazza multimediale globale.

- Ultimamente si è parlato dei problemi nel comunicare le notizie riguardanti il Santo Padre e il Vaticano al mondo. Perciò con grande curiosità si è appresa la notizia della nomina di un consulente per le comunicazioni della Segreteria di Stato nella persona di Greg Burke (Americano, fino a poco tempo fa corrispondente da Roma dell’americana Fox News), anche se in Segreteria di Stato esiste già un ufficio che controlla i media vaticani. Come interpretare l’istituzione di questa nuova figura per i media?

- Io conosco Greg Burke da tanti anni: è un professionista molto serio e competente. Quindi guardo con simpatia ed interesse a questa nomina, anche perché indubbiamente la comunicazione della Santa Sede ha avuto momenti di gravi difficoltà. Avere al nostro fianco degli esperti è positivo.

- Con la diminuzione del ruolo della famiglia e della scuola nel processo dell’educazione e della formazione dei giovani cioè delle future generazioni, sta crescendo l’influenza dei media di ogni genere che oggi condizionano la visione del mondo della gente. Il card. Raymond L. Burke, a capo del supremo tribunale vaticano, ha detto recentemente che “l’insegnamento dei principi di fede, la difesa della missione di salvare le anime, la tutela della verità, l’obbedienza alla Chiesa, passano attraverso la comunicazione”. Secondo Lei, Eccellenza, i nostri pastori – vescovi e parroci – si rendono conto di questo ruolo insostituibile dei media cattolici nella missione della Chiesa di oggi?

- Prima di tutto mi permetto una riflessione: il grande cammino dell’evangelizzazione non è costituito dai media ma dalla testimonianza vissuta della comunità dei credenti. I media, anche quelli più sofisticati, non possono sostituire una comunità che vive intensamente la presenza del suo Signore. I media possono favorire la conoscenza, un avvicinamento, al Messaggio cristiano, ma non possono sostituire una comunità vera che aiuta a vivere in pienezza una vita cristiana, la quale ha bisogno, prima di tutto, della dimensione sacramentale (il sito web non può offrirla).
Da un lato noi invitiamo le Chiese e le comunità ad aprire dei siti web, però la vita cristiana non può essere ridotta a stare davanti ad un computer. I media cattolici sono uno strumento in più che abbiamo noi oggi a disposizione per comunicare la Buona Novella. Dobbiamo saper sfruttare le potenzialità dei nuovi media, senza nulla togliere al ruolo educativo della famiglia e della scuola, che costituiscono il tessuto sociale essenziale alla formazione delle nuove generazioni e il cui ruolo è quello di tramandare la consapevolezza di quello che è il valore fondamentale dell’esistenza: la vita. I media cattolici hanno il ruolo insostituibile di comunicare questi valori insieme al Messaggio della Salvezza il più ampiamente possibile.

- Nel testo che Benedetto XVI ha preparato per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali il Papa scrive che per un rinnovato annuncio di Cristo ci vuole “silenzio e parola, entrambi elementi essenziali e integranti dell’agire comunicativo della Chiesa”. Chiamare gli operatori dei media al silenzio non sembra una provocazione?

- Il Papa invita ad un silenzio contemplativo. Anch’io, se desidero che la mia parola abbia un contenuto, ho bisogno del silenzio, della contemplazione. Nel silenzio io faccio crescere il contenuto, lo spessore delle parole pronunciate. Le faccio un esempio: quando due persone sono innamorate non hanno bisogno di tante parole, perché la comunicazione non è soltanto la parola. Noi dobbiamo recuperare anche la comunicazione tramite la musica, l’arte. La musica ha un ruolo fondamentale nella vita degli uomini: qualche volta una canzone – indovinata come musica e come testo – vale più di mille omelie. Oggi quanti messaggi vengono trasmessi attraverso la musica (purtroppo anche tanti negativi)!
Per finire vorrei sottolineare che i media digitali hanno il grande vantaggio di permettere di coniugare il messaggio scritto con quello audio e quello visivo nello stesso tempo e nello stesso spazio. Ciò offre all’utente la facoltà di ricevere un messaggio trasmesso in modo più ricco, con la possibilità di ritornare in un secondo momento al messaggio stesso, anche per dedicare tempo alla riflessione su quanto si è recepito per elaborarlo maggiormente e perché no, per riportarne poi le proprie impressioni su diversi blog e reti sociali.
Il saper comunicare al pubblico, ai lettori, agli ascoltatori e oggi anche agli utenti internet, il Messaggio cristiano, fa parte della missione della Chiesa. Oggi i media digitali permettono alle persone, tramite blog e reti sociali, di interagire con le sorgenti delle notizie in tempo reale: questa è un’opportunità importantissima che permette alla Chiesa di arrivare in modo più diretto ai giovani e ad un numero maggiore di persone.

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